Il restauro effettuato nel 2016 da Alberto Sangalli e Minerva Tramonti Maggi e le indagini diagnostiche condotte da Vincenzo Gheroldi e Sara Marazzani (una sintesi in Gheroldi 2021) sono stati realizzati con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco. Ha contributo alla realizzazione delle indagini diagnostiche il circolo Amici del Tadini.

Autore: Paris Bordon (Treviso, 1500 - Venezia 1571)

Data: 1526-1527

Tecnica e supporto: olio su tela

Dimensioni: 218 x 156,6 cm

Inventario: P 67

“307. La Madonna seduta in trono dietro al quale due angioli sostengono un manto verde, lavorato in oro nei contorni. Essa riceve il Bambino dalle spalle di S. Cristoforo, il quale ha le gambe nude, e la veste ragruppata nella parte inferiore onde poter più facilmente guadare un fiume, in cui ha immersa la metà di una gamba, e tiene in mano un grosso bastone. Dall’altro lato S. Giorgio, vestito con armatura completa, tiene in mano una lunga asta con bandiera rossa. Nel fondo bellissimo paese. Questo quadro è una delle più belle opere di Paris Bordone da Treviso, il quale vi appose il suo nome in un cartello ai piedi di S. Giorgio.”

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

La pala, da sempre considerata come uno delle più importanti opere d’arte conservate a Crema, è ricordata da Marcantonio MIchiel nella chiesa di Sant’Agostino. Le ricerche di Matteo Facchi (2019) riprese da Barbara Maria Savy (2021) hanno consentito di precisare la provenienza della pala dalla cappella del podestà veneto nella chiesa agostiniana, istituita dal podestà Alvise Foscari (in carica tra il 1522 e il 1524) dietro indicazione del doge Andrea Gritti. L’opera assume quindi il valore di manifesto politico, oltre che di commemorazione personale di un condottiero.

Giorgio Vasari racconta di aver appreso nel 1566 da Paris Bordon che nella pala era “ritratto il signor Giulio Manfrone per un san Giorgio tutto armato”; l’ipotesi troverebbe conferma nella descrizione del capitano riportata dal bresciano Pandolfo Nassino nel suo Diario (Brescia, Biblioteca Queriniana), individuata da Monica Ibsen: “era de bella statura ma bruno in faza cum la barba grande et mostacchi grandissimi, de età de anni circa 40”. Giulio Manfron apparteneva ad una famiglia veneta che aveva basato la propria fortuna sull’abilità militare al servizio della Serenissima. Giulio aveva ottenuto nel 1525 il comando di una guarnigione, ma la sua brillante carriera militare era stata stroncata da un colpo di archibugio il 15 agosto 1526, durante l’assedio di Cremona.

Il valore riconosciuto al quarantenne capitano giustifica la sua identificazione con il giovane meditabondo san Giorgio che, in un paesaggio agreste animato dal vento che scuote il drappo d’onore, osserva il vivace scambio tra san Cristoforo e gesto della Madonna che solleva dalla spalla di questi il Bambino. Il tondo all’antica con un profilo virile e l’iscrizione “Iulio C” sembrano suggerirne l’equivalenza con Cesare.

Le riflessioni di Savy (2021) hanno confermato che la pala è da riferire agli anni 1526-1527 e segna una svolta nel percorso di Paris Bordon, formatosi a Venezia nella bottega di Tiziano e già attivo come pittore nel 1518. Lo sguardo del santo guerriero evoca le atmosfere intime e melanconiche di Giorgione; la possanza di san Cristoforo e la posa dinamica della Vergine manifestano un’adesione alla cultura del michelangiolismo padano cui attingono, negli stessi anni, Tiziano e Pordenone.

Il conte Tadini acquista il dipinto dopo la soppressione della chiesa degli Agostiniani il 26 marzo 1805 per la somma di “lire 364 e soldi 16” e ne affida il restauro a Francesco Boldrini, al quale si deve probabilmente si deve il fissaggio della tela ad una tela di supporto. L’intervento di Luigi Cavenaghi (1905) ha cercato di migliorare le condizioni di lettura dell’opera, il cui restauro era ormai diventato necessario. L’intervento è stato eseguito nel 2016 da Alberto Sangalli e Minerva Tramonti Maggi con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco e accompagnato dalle indagini diagnostiche di Vincenzo Gheroldi e Sara Marazzani. L’esame ha evidenziato come il dipinto abbia conservato in molte parti (in particolare negli incarnati) tracce di una finitura a tratteggio che aiuta a definire le zone d’ombra e i dettagli.

Le indagini riflettografiche hanno restituito tracce del disegno preparatorio a pennello a mano libera, più sottile e puntuale nelle figure, più approssimativo nelle nuvole, nell’azzurro del cielo e nello stendardo.

Lo stato di conservazione della pellicola pittorica era buono, ma disomogeneo. Estese ridipinture si estendevano dai quattro angoli (ricostruiti nel restauro di primo Ottocento) ai bordi della tela; il cielo, risultava integralmente coperto. Ridipinture e velature caratterizzavano il mantello blu della Madonna, il verde della tenda, la tunica di San Cristoforo. Vernici antiche ormai ossidate compromettevano la lettura e la valutazione del colore. Nel corso dell’intervento di pulitura si è prudentemente scelto, volta per volta, di intervenire solo sui ritocchi che coprivano o alteravano la stesura pittorica originale. Dopo una prima verniciatura a pennello si è potuto procedere all’integrazione pittorica a corpo e a velatura sulle zone lacunose. La verniciatura finale è stata ottenuta a più riprese e a giorni alterni con vernice nebulizzata.

Marco Albertario


Per saperne di più:

G. Mariani Canova, in Paris Bordon, catalogo della mostra (Treviso, Palazzo dei Trecento, 16 settembre-9 dicembre 1984), Milano 1984, pp. 56-58 scheda 3.

A. Cosma, Tra testo e contesto: la pala con la Vergine, San Giorgio, e San Cristoforo di Paris Bordon a Lovere in Giovani studiosi a confronto, a cura di A. Fiabane, Roma 2004, pp. 39-54

A. Cosma, Manfron, Giulio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 68, Roma 2007, p. 767

A. Donati, Paris Bordone. Catalogo ragionato, Soncino 2014, pp. 31-32 e 258 scheda 32, tav. XXIII;

A. Cosma, La memoria di un guerriero. Paris Bordon e la pala di Lovere, “Venezia Cinquecento: Studi di storia dell’arte e della cultura”, a. XXV, n. 50 (luglio-dicembre 2015), 2018, pp. 115-159.

B.M. Savy, in Il Rinascimento di Pordenone con Giorgione, Tiziano, Lotto, Correggio, Bassano, Tintoretto, catalogo della mostra (Pordenone, Galleria d’arte moderna/Parco Galvani, Museo Civico d’arte, 25 ottobre 2019-2 febbraio 2020), a cura di C. Furlan, V. Sgarbi, Milano 2019, pp. 186-187 n. 24.

M. Facchi, Reliquie e pale d’altare: documenti inediti per la chiesa di Sant’Agostino a Crema, in Agostiniani e rinascimento artistico in Lombardia, atti della giornata di studi (Almenno San Bartolomeo Almenno San Salvatore, 22 ottobre 2016), a cura di A. Rovetta, Azzano San Paolo 2019, pp. 123–133, 178-179.

M. Albertario, Per una storia della pala Manfron nella collezione Tadini, in M. Albertario, B.M. Savy, Il giovane Paris/Il giovane Longhi, con contributi di P. Aiello, V. Gheroldi (Quaderni dell’Accademia Tadini 5), Milano 2021, pp. 23-38.

V. Gheroldi, La pala Manfron di Paris Bordon: tre temi tecnici, in M. Albertario, B.M. Savy, Il giovane Paris/Il giovane Longhi, con contributi di P. Aiello, V. Gheroldi (Quaderni dell’Accademia Tadini 5), Milano 2021, pp. 63-72.

B.M. Savy, “Bordone. Il più bello che esista”. Indagini storiche e critiche sulla pala Manfron, in M. Albertario, B.M. Savy, Il giovane Paris/Il giovane Longhi, con contributi di P. Aiello, V. Gheroldi (Quaderni dell’Accademia Tadini 5), Milano 2021, pp. 43-62.