Giovanni Maria Benzoni nasce a Songavazzo (Bergamo) il 28 agosto 1809. A soli undici anni, dopo la morte del padre, entra in bottega da uno zio falegname a Riva di Solto; lì realizza autonomamente le prime opere in legno che attirano l’attenzione di Giuseppe Fontana, amico del conte Luigi Tadini.

Attorno al 1826 Fontana introduce Benzoni a Tadini presentandogli due rilievi rappresentanti Pio VII e San Francesco, copie da stampe non identificate, ancora legati ai modelli fantoniani. L’incontro segna l’avvio della formazione nel segno di Canova: la copia della Stele Tadini, intagliata nell’estate del 1827, è per Tadini il fondamento di un dichiarato «progetto culturale»  per cui Benzoni è presentato come il potenziale «novello Canova» con l’obiettivo immediato di farlo ammettere all’Accademia di belle arti di Brera.

Le successive commissioni di Tadini possono essere viste come gli esiti, ancora incerti, dell’educazione di Benzoni sulle stampe canoviane: le statue dell’Inverno e della Primavera (le ultime due opere in legno) segnano un momento intermedio in cui è ancora evidente il nesso con la tradizione locale, mentre il Monumento alla Pace (indicato come la prima opera in marmo), culmine della prima fase della formazione, è interamente rivolto alla traduzione di modelli canoviani.

Falliti i tentativi di farlo ammettere all’Accademia di belle arti di Brera, Tadini decide di mandare Benzoni a Roma con una pensione di dodici scudi mensili. Nel gennaio del 1829 Benzoni è accolto in città dai referenti di Tadini, il cardinale Placido Zurla e Faustino Sanseverino. Poche settimane dopo l’inizio dell’apprendistato nello studio di Giuseppe de Fabris inizia a frequentare i corsi di disegno all’Accademia di San Luca.

Dopo la morte di Tadini (12 maggio 1829) è la cerchia cremasca del conte (comprendente lo stesso Faustino Sanseverino) a sostenere economicamente Benzoni, affidandogli anche le prime commissioni che gli garantiscono presto l’indipendenza economica e la possibilità di aprire nel 1832 un piccolo studio in via di Sant’Isidoro. Il nuovo grado di confidenza nel rapporto con Canova evidente in queste prime opere romane – ad esempio Amore che impone il silenzio del 1832 – è l’esito più tangibile della maturazione nel vivace ambiente culturale della capitale. Il secondo nucleo di opere degli anni Trenta, destinate alla Villa e al Palazzo di Alessandro Torlonia segna invece, secondo lo stesso Benzoni, l’avvio della sua carriera. Per far fronte all’aumento delle commissioni attorno al 1837 lo studio è trasferito in via del Borghetto 75. Il 22 settembre del 1839 Benzoni sposa Laura Ricci e prende casa in via del Babuino 40.

Durante il viaggio a Bergamo dell’estate del 1839 Benzoni ottiene la prima serie di commissioni bergamasche, tra cui il Monumento alla Pace per la nuova sede della biblioteca che lo impegna fino al 1844. La galleria di personaggi illustri – che comprende i ritratti in busto di Alberico da Rosciate, Gaetano Donizetti e Andrea Pasta, destinati all’Ateneo di Scienze Lettere ed Arti e completati tra il 1840 e il 1841, a cui si aggiungono quello di Guglielmo Lochis e quello di Agostino Salvioni, entrambi del 1841 – fa di lui, seppur per un breve periodo, lo scultore in cui si riflette la cultura bergamasca.

Negli stessi anni l’attività dello studio aumenta iniziando ad assumere tratti di serialità nella produzione di repliche. Alla metà del decennio inizia a rendersi evidente l’originale posizione assunta da Benzoni nel panorama della scultura romana: con il gruppo di Amore e Psiche (1845), ad esempio, pur chiudendo idealmente la serie del soggetto per eccellenza della scultura neoclassica con un’ulteriore dichiarazione di fedeltà a Canova, Benzoni esplicita quelle «tendenze neobarocche»  frutto di una sorta di venerazione per Bernini, la vera scoperta dei primi anni romani al cui studio dedicò «giornate intere».

Nella seconda metà degli anni Cinquanta lo studio arriva a impiegare più di «cinquanta sbozzatori» e diviene uno dei più prolifici e visitati a Roma. L’incremento della committenza «oltremontana» è da ricondurre almeno in parte al successo delle opere inviate all’Esposizione di Londra del 1851 (repliche della Riconoscenza, dell’Innocenza difesa dalla Fedeltà e di Amore e Psiche, tutte commissionate da Thomas Leyland). In questo periodo lo studio licenzia più di venti opere destinate all’Inghilterra a cui si sommano numerose repliche destinate alla corte imperiale russa. Al contempo si intensificano i rapporti con le personalità gravitanti attorno al Pontificio Collegio Irlandese; il Monumento funebre a Daniel O’Connell (1855), commissionato a Benzoni su consiglio dello scultore irlandese John Hogan, è in questo senso l’opera più significativa. La visita allo studio di Pio IX del 7 gennaio 1857 e la commissione del pannello dell’Incoronazione della Vergine per la colonna dell’Immacolata Concezione sanciscono il culmine di questa fase.

Nel maggio 1858 Benzoni celebra l’incontro più significativo della sua formazione concludendo il gruppo della Beneficenza del conte Tadini (il cui progetto risale al 1839).

Nel 1861 Benzoni è inviato come delegato del governo pontificio al Salon d’Anvers, dove espone il busto di Pio IX e due repliche dell’Innocenza difesa dalla Fedeltà e della Riconoscenza. Nonostante una generale tendenza dello studio al reimpiego o alla reinterpretazione dei modelli e un aumento delle commissioni di ritratti privati, non mancano negli anni Sessanta opere in cui predomina l’invenzione, come le statue di Rebecca velata (1863), replicata trentasette volte in diverse dimensioni, e dell’Addolorata (1869) ideata dopo la morte della madre nel 1863 per il monumento funebre.

Tra il 1865 e il 1868, dopo la morte della moglie, Benzoni intraprende un viaggio in Europa. Tornato a Roma licenzia nel 1868 Ultimi giorni di Pompei che, insieme a Ettore e Andromaca del 1871, può essere considerato l’esempio più significativo di quel principio di svolta verso un inedito naturalismo i cui sviluppi sono tuttavia destinati a rimanere sconosciuti.

Benzoni muore a Roma il 28 aprile 1873 ed è sepolto al cimitero del Verano nella cappella funeraria in stile neogotico da lui stesso ideata.

Lorenzo Picchetti

Giovanni Maria Benzoni, Autoritratto, Bergamo, Biblioteca Civica Angelo Mai