Il patrimonio dell’Accademia Tadini comprende dipinti, sculture, porcellane, disegni, incisioni, reperti archeologici, e si estendeva un tempo alle collezioni mineralogiche e agli animali imbalsamati. È parte integrante di questo patrimonio anche un nutrito corpus di strumenti musicali che, tuttavia, è rimasto fino a oggi ben poco conosciuto.

Per quanto riguarda le ragioni alla base della creazione della raccolta, si può affermare legittimamente che essa si sia formata in modo graduale per venire incontro a due bisogni. In primo luogo per rispondere alle necessità didattiche dei maestri e degli allievi della scuola di musica interna all’Accademia. In secondo luogo, sin dai primissimi anni di attività dell’istituto, per soddisfare le esigenze dettate dalle esecuzioni concertistiche ospitate presso il palazzo Tadini, che dal 1927 hanno dato vita alla prestigiosa Stagione concertistica.

Al momento è molto difficile stabilire in modo chiaro come sia cambiata la consistenza della raccolta strumentaria nel corso degli anni. Alcuni documenti però, primo fra tutti il testamento del conte Tadini del 12 maggio 1829, permettono di capire cosa costituisse il gruppo iniziale di strumenti al momento della fondazione dell’Accademia, vale a dire archi (Il Sebino fu forse tra questi?), fiati e almeno un pianoforte.

La dotazione strumentaria complessiva è di oltre cento pezzi. Questi sono rappresentativi di tutte le classi sistematiche (idiofoni, membranofoni, cordofoni, aerofoni ed elettrofoni) e coprono un arco cronologico compreso fra la seconda metà del Settecento e i primi anni Duemila.

Il nucleo principale, che include gli esemplari registrati nell’inventario dei beni culturali inalienabili dell’Accademia, è composto da 47 strumenti. Nello specifico da 22 violini, 3 viole, 5 violoncelli, 2 contrabbassi, 9 pianoforti, 1 organo, 1 armonium, 1 flauto traverso, 1 clarinetto, 1 oboe e 1 trombone.

Al nucleo più antico appartengono, per fare qualche esempio, il già citato violino “Il Sebino”, di manifattura cremonese del XVIII secolo (STM 45),  un contrabbasso attribuito alla bottega settecentesca dei Landolfi di Milano (STM 16) e un pianoforte a coda viennese della metà Ottocento (STM STM 11), opera di Johann Heitzmann, uno dei soli sette suoi strumenti esistenti conosciuti. Nel 1910 l’Accademia si dota di un organo (STM 5) commissionato alla celebre ditta Tamburini di Crema appositamente per il Salone dei concerti.

Tra gli strumenti ad arco di pregio, la viola di Enrico Marchetti (Cuorgné TO, 1893, STM 24) e quella di Benvenuto Botturi (Brescia, 1933, STM 23).

La raccolta comprende poi strumenti prodotti da di manifatture specializzate, come la manifattura milanese dei Monzino, una delle più longeve e rinomate dinastie di costruttori milanesi di strumenti ad arco e a pizzico, alla quale si devono un violino e un violoncello (STM 31, STM 20). La bottega artigianale che iniziò l’attività a metà Settecento si trasformò nel corso del XIX secolo in un’impresa commerciale a tutti gli effetti, affiancando alla tradizionale produzione liutaria la vendita di corde armoniche, di accessori, di strumenti antichi nonché il lavoro nel settore dell’editoria musicale.

Non mancano neppure alcune curiosità, come una viola e un violino costruiti rispettivamente nel 1847 e nel 1943 da due liutai bergamaschi dilettanti, il pittore Giuseppe Riva (STM 22) che si firma “Joannes Riva Pictor” e lo scultore Piero Brolis (STM 36).


Per saperne di più:

Restelli, Strumenti musicali all’Accademia di Belle Arti “Luigi Tadini” di Lovere, in «Fonti Musicali Italiane», vol. 22/2017, pp. 263-278.

Alessandro Restelli