Sollecitato dagli esuli siciliani rifugiati a Torino e a Genova, Garibaldi decide di scendere nuovamente in campo adottando come motto «Italia e Vittorio Emanuele» e quindi perseguendo la realizzazione dell’unità d’Italia.

L’esercito sarebbe stato composto da volontari. A Bergamo l’arruolamento, iniziato nell’aprile 1860, è condotto da Francesco Nullo e Francesco Cucchi e porta all’arruolamento di centottanta persone, che lasciano la città giovedì 3 maggio.

Garibaldi e i volontari affluiti da diverse regioni italiane (i Mille) partono da Quarto, presso Genova, nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860. Durante la sosta a Talamone sono organizzate le compagnie: volontari bergamaschi confluiscono in gran parte nell’VIII, sotto il comando di Angelo Bassini, ufficiali subalterni Vittore Tasca e Luigi Enrico dall’Ovo. Il Monumento del 1865 registra i nomi di tre volontari: il padovano Napoleone Zanetti e il bergamasco Ferdinando Bianchi, le cui famiglie da tempo risiedevano a Lovere, e lo studente Giuseppe Volpi, fuggito di casa per seguire il generale. Il dato trova conferma in una lettera di Zanetti dalla quale si ricavano i nomi dei compagni, e in una più tarda lettera di Menotti Garibaldi.

Con lo sbarco dei garibaldini a Marsala avvenne l’11 maggio; ha inizio la conquista dell’isola.

A soccorso di Garibaldi fin dal 18 giugno arriva un gruppo di 2500 volontari dall’Italia settentrionale, guidati da Giacomo Medici, presto seguiti da altri 800 guidati da Enrico Cosenz il 2 luglio. Benché le autorità fossero ufficialmente invitate a non incoraggiare le partenze, con l’esplicito divieto di armare e formare volontari e fomentare la diserzione dei soldati dell’esercito sabaudo, il territorio risponde generosamente all’appello di Garibaldi sia con il finanziamento della spedizione, sia con le partenze. Al primo gruppo vanno quindi aggiunti Antonio Balada (morto al Volturno), Alessandro Celeri, Luigi Fassi, Aronne Foppoli, Luigi Scarpini, Paolo Verzi, Orazio Giroldi.

Il contributo di questi nuovi contingenti è decisivo nelle battaglie condotte sul continente. Il 18 agosto Garibaldi attraversa lo stretto, marciando su Napoli abbandonata dal re in fuga.

Nella battaglia sul Volturno l’esercito borbonico è definitivamente sconfitto. Garibaldi, raggiunto da Vittorio Emanuele – vittorioso a Castelfidardo contro l’esercito dello Stato Pontificio – a Teano, rinuncia a procedere verso Roma e si ritira a Caprera, mentre l’esercito era sciolto.

Dei garibaldini loveresi si seguono le tracce: Ferdinando Bianchi (Bergamo, 1838 – Palermo 1902) prosegue la sua carriera di impiegato, e muore a Palermo nel 1902, Napoleone Zanetti (Padova, 1837 – Venezia, 1893) fa ritorno a Padova, mentre Giuseppe Volpi (Lovere, 1843 – Brescia, 1861) muore in seguito alle ferite riportate a Monte Suello.

Marco Albertario