I volontari del Quarantotto

Sullo scorcio degli anni Quaranta si manifestano anche a Lovere segnali di disagio, come la composizione offensiva nei confronti del governo austriaco recitata da un alunno del Convitto al saggio del 1846, o la cavalcata carnevalesca proveniente da Clusone nel 1847, che vede sfilare i cavalieri della Lega Lombarda. Dal canto suo, il Governo inasprisce il controllo sulle forme della vita pubblica e privata. E’ la reazione alla progressiva diffusione dei colori nazionali e di poesie e canti insurrezionali, spesso mascherati sotto l’elogio a Pio IX.
La notizia dello scoppio dell’insurrezione a Milano nel marzo 1848 solleva gli animi; l’annuncio dell’insurrezione a Lovere e nelle valli raggiunge Bergamo il 19 marzo. Luigi Marinoni, all’epoca dodicenne, ricorda l’irrompere delle voci nel Ginnasio e la sollevazione degli studenti (che confluiranno poi in un battaglione dei volontari); il Vespro in Santa Maria è interrotto da un patriota che dà notizia di una vittoria al celebrante, che immediatamente intona il Te Deum; l’albero della libertà, sormontato dal Tricolore è innalzato in piazza, e il commissario Alfonso Albinola è costretto a danzargli attorno; le omelie del parroco don Angelo Bosio, la cui apertura nei confronti delle istanze libertarie è sottolineata da tutte le fonti.
E’ certo che dal 21 marzo l’amministrazione comunale è sostituita da una Commissione della quale fanno parte Marco Banzolini, Luigi Zitti, Carlo Bonotti, Paolo Gennari. Due giorni dopo già si pensa a organizzare la Guardia civica agli ordini di Giuseppe Bonotti, divisa in due battaglioni. Il primo, condotto da Pietro Zitti e Camillo Tommasi, si era immediatamente diretto verso Bergamo, per poi far ritorno a Lovere; il secondo, guidato da Giovanni Battista Banzolini, avrebbe costituito una milizia stabile per difendere la città.
I volontari loveresi si dividono su più fronti. Molti avrebbero raggiunto il contingente lombardo dell’esercito diretto verso il Tonale per impedire il passaggio di truppe austriache dal Tirolo; un secondo gruppo, raggiunto il battaglione degli studenti, avrebbe affiancato l’esercito piemontese che marciava su Mantova: all’assedio della città nel luglio 1848 prendono parte Luigi Banzolini detto Bigio, Francesco Zitti, Camillo Bazzini, Giuseppe Casari.
La notizia della ritirata dell’esercito sabaudo e del successivo armistizio di Salasco coglie la città di sorpresa. Il 13 agosto 1848 Lovere vede sbarcare la Legione comandata dal generale Saverio Griffini proveniente da Brescia e diretta in Svizzera. Tra agosto e settembre le barricate innalzate in Poltragno e presidiate da Camillo Tommasi potevano opporre scarsa resistenza all’esercito austriaco; Lovere si arrende, e un gruppo di notabili composto da don Angelo Bosio, Odoardo Bazzini, Antonio Zitti, Marco Banzolini incontra il generale nemico. Il commissario Albinola, accusato di aver ordinato «abolite gli stemmi dell’aborrita famiglia austriaca» è destituito; alla città, occupata dalle truppe dei Cacciatori stiriani e poi tirolesi, è imposta una tassa di 10.000 lire e l’armamento e il mantenimento di soldati in sostituzione dei disertori, che saranno accanitamente perseguiti.
Il 23 gennaio 1849 Giovanni Guizzetti, Daniele Staurenghi e Giuseppe Colombo sono registrati tra le persone che si erano allontanate dal Regno senza permesso; alla ripresa delle ostilità ritroveremo Staurenghi e Colombo insieme a Pietro Maccario e Andrea Scarpini nella polvere della battaglia di Novara (marzo 1849); nel 1853 lo Staurenghi, unico tra i loveresi, sarà colpito dalla confisca dei beni. I fratelli Camillo e Antonio Tomasi, Enrico Banzolini, Antonio Stoppani si impegneranno nella difesa di Venezia.

 

Marco Albertario