Luigi Enrico Banzolini

Luigi Enrico Banzolini (Lovere, 1817-1874) é uno dei numerosi figli di Marco, considerato il “maggior estimato” di Lovere, e di Luisa Damioli. Grazie alla cospicua ricchezza, Marco avvia i figli a diverse professioni: Enrico era notaio, Giuseppe ingegnere.

Enrico è documentato a Venezia dal 1845 al 1849, dove è impiegato presso l’Archivio Notarile, ma lascia volontariamente l’impiego per rispondere all’appello del Governo provvisorio della Repubblica di Venezia e arruolarsi tra i Cacciatori del Sile, mentre il fratello Giuseppe è tra gli insorti delle Cinque giornate di Milano. Enrico Banzolini combatte a Mantova, poi nell’entroterra veneto e infine per ritirarsi a Venezia, dove partecipò all’estrema difesa del forte di Marghera.
Dopo la drammatica resa di Venezia, Enrico Banzolini è costretto a lasciare la professione perché politicamente compromesso; a differenza di molti compatrioti, sceglie di non espatriare negli stati del Re di Sardegna di restare nel Lombardo-Veneto, rinunciando alla professione per attendere la possibilità di esercitare in un’Italia libera.
A Venezia, dopo una romantica avventura con la moglie del generale Nitschener, Enrico aveva conosciuto la giovane Carlotta Martinolli che sposa e che lo segue a Lovere. Carlotta è la nipote di Francesco Hayez. Hayez è molto affezionato alla coppia, alla quale dona tre dipinti, ora conservati nelle collezioni dell’Accademia Tadini: una Madonna, un Ecce Homo e un intenso Autoritratto. Un fitto scambio di lettere consente di seguire i giudizi che il pittore formula sul Risorgimento italiano.
Allo scapestrato nipote Vincenzo, figlio di un fratello di Hayez, Enrico affida il proprio Ritratto a figura intera (nella foto).
Stimato per la sua rettitudine, Enrico ricopre più volte cariche pubbliche soprattutto presso la municipalità di Volpino, e nel 1861 è eletto tra i rappresentanti della Provincia.
Muore nel 1874, disponendo la costruzione di un monumento dedicato ai “combattenti per la causa della libertà italiana” in piazza del Porto (l’attuale piazza XIII Martiri) a Lovere.
I documenti e gli oggetti relativi al suo impegno risorgimentale passano nella raccolta di Giovanni Battista Zitti, che aveva sposato la nipote di Enrico, Maria Emilia, e sono stati donati all’Accademia dall’altra nipote, Teresa Banzolini Storti.

Nel 1956 con la scomparsa di Clelia Banzolini un significativo nucleo di ritratti di famiglia e di volumi è stato donato all’Accademia Tadini da Rina Perego Gioncada, Maria Perego Scotti e Claretta Camozzi de Gherardi.

Per saperne di più

A. Bortolotti, L. Corna, Sigilli e armi. Notai e Risorgimento tra Bergamo e Brescia, Bergamo 2011, pp. 59-93

M. Albertario, Lettere dalla periferia dell’Impero. Enrico Banzolini e Francesco Hayez, in Musei lombardi a tre colori. Materiali tra arte e storia, Torino 2012, pp. 41-69

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