Autore: attribuito a Bergonzi o alla sua scuola

Data: sec. XVIII

Tecnica e supporto:

Dimensioni: 210 x 591 (+ 12 bottone) x 45 (+ 31 ponticello) mm

Inventario: Stm 045

La tradizione vuole che lo strumento sia stato acquistato dal conte Luigi Tadini per il figlio Faustino e quindi sia passato in uso, dopo il 1829, al maestro di musica strumentale dell’Accademia. Le prime notizie certe si trovano in un inventario compilato nell’ultimo quarto dell’Ottocento.

Il violino ha subìto riparazioni nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento. Dal momento che i restauri complessi erano molto dispendiosi, si può ipotizzare che già allora allo strumento fosse attribuito un alto valore storico ed economico. Altre modifiche e manomissioni sono state attuate nel passato per adattare lo strumento alle esigenze dei musicisti, sensibilmente mutate dal Settecento ai giorni nostri.

Obiettivo dell’ultimo intervento di restauro era quello di fermare il degrado, causato dal progredire di diverse scollature e piccole crepe in varie parti della cassa armonica, e ripristinare la funzionalità ordinaria del violino. Grazie alla competenza, alla professionalità e alla passione del maestro Gabriele Negri è stato possibile conciliare tali obiettivi con il carattere conservativo dell’intervento. I lavori, avviati nell’autunno 2015, si sono conclusi nella primavera 2016.

L’insieme degli esami e degli interventi effettuati ha evidenziato la bellezza delle parti meglio conservate. Il riccio e le fasce, in acero, sono realizzati con maestria e valorizzati da una vernice luminosa di color giallo miele che per tessitura, consistenza e resistenza rimanda alle opere dei migliori liutai della tradizione settecentesca italiana.

Il fondo è ricavato da un unico pezzo di acero con marezzature larghe e marcate: un legno molto ricercato, decisamente costoso e di difficile reperibilità già nella prima metà del Settecento che fa a pensare che l’autore fosse un liutaio di successo in contatto con un ricco committente.

La tavola armonica, in abete, pur essendo originale risultava più volte modificata, in particolare con la sostituzione della parte centrale e il rifacimento dei bordi, poi mimetizzati con ritocchi di vernice.

Tutti questi interventi rendono difficile un’attribuzione precisa del violino. La proposta di attribuzione al celebre liutaio cremonese Carlo Bergonzi (1683-1747), registrata da G. A. Scalzi negli anni Settanta del Novecento, è stata ribadita da Benedetto Conti, maestro di violino presso le Scuole, nel 1984. Altri esperti hanno individuato un rapporto con l’attività di Giovanni Maria Valenzano (documentato tra il 1770 e il 1830).

L’autore del restauro, Gabriele Negri, ritiene di non avere finora elementi sufficienti per individuare l’autore del “Il Sebino”, ma lo ritiene opera di alto livello qualitativo, di valido autore di scuola italiana, presumibilmente prodotta nel Settecento nell’area dell’Italia settentrionale.

L’intervento di restauro è stato promosso dal Lions Club Lovere, con il sostegno di Tecnosider s.r.l., Forni industriali Bendotti e Palini vernici.