Fuga in Egitto

Autore: Felice Brusasorzi (Verona, 1539/40 – Verona, 1605)

Data: 1585 circa

Tecnica e supporto: olio su tela

Dimensioni: 63 x 81 cm (senza cornice)

Inventario: P 68

“349 La fuga in Egitto, con gloria di due angioli che spargono fiori, ed un altro Angelo che camminando indica la via. Opera di Felice Brusasorzi Veronese”

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

A passo lieve un angelo, tenendo lenta la cavezza, guida l’asino con la sacra Famiglia, Maria che allatta il Bambino assopito e Giuseppe che segue, appoggiandosi all’animale: la composizione riprende uno schema assai diffuso cui l’aggiunta dei due angioletti che spargono petali sulla Vergine (ripresi dalla pala di Castelnuovo, datata al 1583) conferisce un tono d’idillio. Alle spalle di Giuseppe una palma colloca la scena in Egitto

Grazie al restauro, il dipinto emerge come esemplare del cromatismo manieristico veronese: i tocchi di colore puro – i gialli, i rossi – e le infinite sfumature di rosa si stagliano su un paesaggio in ombra e un cielo crepuscolare; le creste di luce sulle vesti costruiscono i volumi delle figure.

Non è mai stata messa in discussione l’attribuzione a Felice Brusasorci (Tadini 1828, 1837; Catalogo 1903, p. 14; Scalzi 1929, p. 54; Scalzi 1969, p. [15]; 1992, p. 37): figlio di Domenico, pittore e musico cui Vasari dedicò un ampio profilo, e nipote di Agostino, pittore e miniatore, alla formazione familiare associò importanti soggiorni a Firenze (1567, 1597). Felice si contraddistingue nella scena veronese per il colorismo raffinato e ricco nelle sfumature, nei giochi cangianti resi attraverso una materia variabile e una stesura a volte capricciosa. Alla sua bottega, che assunse i caratteri propri di un’Accademia, si formarono i protagonisti della scena artistica veronese del primo Seicento (Peretti 2018).

Le cromie fredde e l’assottigliarsi delle creste dei panneggi, che si fanno più nervose, mentre i volumi si attenuano suggeriscono una cronologia intorno alla seconda metà del nono decennio, anche se il naturalismo delle figure potrebbe suggerire un ulteriore avanzamento verso la fine del Cinquecento.

Il conte Tadini acquistò il dipinto a Verona nel 1813 dall’abate Domenico Pederzolli (1745-1814), allievo di Domenico Cignaroli, mercante di “quadri, disegni e stampe, avendo in ciò non comune cognizione ed intelligenza”, ma anche restauratore attivo sia a Verona, sia per la nobiltà veneziana (Zannandreis, Biadego 1891, pp. 495-496). Dall’abate Pederzolli, proprietario di una “camera” ornata di dipinti, il conte acquistò due dipinti, ritenuti le “gemme” della collezione (non identificabili), e successivamente altre opere fino ad un totale di diciotto, che comprendono oltre alla tela di Felice Brusasorzi l’Autoritratto di Pietro Mera (P 398) e il cosiddetto Ritratto del notaio Lazise (P 102) riferito a Paolo Veronese e oggi dato ad Antonio Badile, provvisto di un’expertise firmata da Saverio Della Rosa, Luigi Frisoni, Paolo Caliari, Germano Prendaglio, Francesco Dionisi, professori dell’Accademia di Verona (Albertario 2012, p. 9).


inventari e cataloghi;

L. Tadini, Descrizione generale dello stabilimento dedicato alle belle arti in Lovere dal conte Luigi Tadini cremasco, Milano1828, p. 60, n. 349.

L. Tadini, Descrizione generale dello stabilimento dedicato alle belle arti in Lovere dal conte Luigi Tadini cremasco, Bergamo 1837, p. 81, n. 349.

Catalogo della Galleria Tadini, Lovere 1903, p. 14 n. 68.

E. Scalzi, Catalogo dei quadri della Galleria Tadini, Lovere 1929, p. 54 n. 68.

G. A. Scalzi, La Galleria Tadini, Lovere 1969, p. (12) n. 68.

G. A. Scalzi, Galleria Tadini. Guida, Lovere 1992, II, p. 37 n. 68

 

Per saperne di più:

D. Zannandreis, Le vite dei pittori, scultori ed architetti veronesi. a cura di G. Biadego, Verona 1891.

M. Albertario, “Darò notizie della mia Galleria”. Le raccolte del conte Luigi Tadini in Musei nell’Ottocento. Alle origini delle collezioni pubbliche lombarde, Torino 2012, pp.

G. Peretti, In miseria foelix. I pittori dell’Accademia Filarmonica di Verona; “Non avvezzi alla maniera di Venetia”. Felice tra i suoi contemporanei, in Bottega scuola accademia. La pittura a Verona dal 1570 alla peste del 1630, catalogo della mostra (Verona, Museo di Castelvecchio 17 novembre 2018 – 5 maggio 2019) a cura di F. Rossi, Modena 2018, pp. 38-57.

S. Marinelli, La maniera e la realtà veronese, in Bottega scuola accademia. La pittura a Verona dal 1570 alla peste del 1630, catalogo della mostra (Verona, Museo di Castelvecchio 17 novembre 2018 – 5 maggio 2019) a cura di F. Rossi, Modena 2018, pp. 17-27.

Monica Ibsen

La tela di Brusasorzi è stata restaurata da Roberta Grazioli nel 2023 grazie al sostegno della Fondazione della Comunità Bergamasca e un contributo del Circolo Amici del Tadini nell’ambito del progetto I colori di Verona (Bando 2022/2).

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