Giovanni Trussardi Volpi. Il colore irrequieto dell’anima

Non so dire per che ragioni il professor Vittorio Erba, presidente dell’Istituto di Belle Arti Tadini, non potesse partecipare ai funerali del pittore Giovanni Trussardi Volpi, scomparso a Lovere il 15 settembre 1921. Tuttavia, aveva chiesto al Sindaco di Clusone di individuare una personalità che lo potesse rappresentare. La scelta era caduta sul “Dott. Cav. Prof.” Pellegrini, probabilmente da identificare con il notaio clusonese Giacomo Pellegrini, amico personale dell’artista, che ne aveva raccolto le ultime volontà.

Nel discorso recitato in quell’occasione (si può leggere in: In morte del Pittore Trussardi, in “Corriere di Clusone”, a. X, n. 39, 1 ottobre 1921, p. 2) Pellegrini sottolinea con il dovuto compiacimento il rapporto del pittore con l’Accademia di Lovere presso la quale egli – che si era formato sotto la guida dello zio Giuliano Volpi, pittore e restauratore loverese – aveva ricevuto la prima educazione artistica, prima di consolidarla presso l’Accademia Carrara.

Le due Accademie – di Bergamo e di Lovere sono ricordate nelle ultime volontà dell’artista. Il dipinto legato all’Accademia Tadini coincide con l’Autoritratto, mentre all’Accademia Carrara viene destinata la copia tratta da Lo Spagnolo. Ritratto del pittore Giovanni Trussardi Volpi di Antonio Mancini: un segno preciso della volontà di essere presente “in effigie” nelle due istituzioni che avevano contributo alla sua formazione. Accettando il dono, il Consiglio d’Amministrazione dell’Accademia Tadini faceva cenno ad un nucleo di opere dell’artista, probabilmente provenienti dal suo studio.

Il Catalogo dei quadri esistenti nella Pinacoteca preparato dal direttore, Enrico Scalzi (Lovere, 1929, p. 123) registra infatti la Donna con bicicletta, La Fede, lo Studio di nudo, una Testa di giovinetta (che coincide con il Ritratto della cugina, Corilla Volpi) e un Ritratto di vecchio, da identificare con il Ritratto di Angelico Scalzi. Di quest’ultimo è possibile precisare la provenienza: risulta infatti acquisito dall’Accademia nel 1924 per lire 1.000.

Considerando che nel 1921 l’Accademia aveva acquistato I rimasti e nel 1931 La Primula, due importanti tele di Giorgio Oprandi, l’episodio conferma la volontà del neo-assunto direttore Enrico Scalzi di incrementare il patrimonio dell’ente con significative aperture sulla produzione artistica contemporanea. Un’attenzione guardata con favore da Narciso Bonfadini (La pittura sul lago d’Iseo, in “Le vie d’Italia e dell’America latina“, fascicolo 8, agosto 1930, pp. 983-990).

Sulla scelta di Oprandi e Trussardi Volpi deve aver inciso la comune formazione nelle sale della Scuola di disegno dell’Accademia. Non è questa la sede per riflettere sulle “vite parallele” dei due artisti. Importa piuttosto sottolineare come con il Ritratto di Angelico Scalzi il Museo acquisisse una testimonianza della ritrattistica di Trussardi Volpi in chiara accezione post-talloniana, nell’intento di documentare al meglio lo sviluppo della sua carriera. Certo è che nel 1929 solo l’Accademia Tadini poteva vantare un nucleo significativo di opere di Trussardi Volpi esposte al pubblico.

Ma c’è di più. La famiglia Scalzi possedeva un secondo ritratto, quello vibrante e intenso di Enrico Scalzi con il violoncello, giunto nelle collezioni nel 2004 per donazione del figlio Gino Angelico Scalzi. Questo apre una riflessione sulla fortuna del pittore, legata alla volontà di autorappresentazione delle famiglie loveresi: d’altronde, Bonfadini ricorda la quadreria della famiglia Ventura-Gregorini, dove si potevano ammirare Tallone, Trussardi Volpi e Oprandi. Dal legato di Francesco Zitti (1954) proviene infatti il Ritratto di Antonio Zitti (P 497) ispirato ad una fotografia, secondo una prassi che Silvia Capponi mi conferma frequente nell’attività del pittore. La raccolta della famiglia Zitti, composta per lo più da ritratti, è stata scomposta nel tempo attraverso molteplici passaggi ereditari, e non è escluso che oltre a Antonio altri componenti siano stati ritratti dal pittore clusonese.

Ed è per onorare questo antica familiarità con Trussardi Volpi l’Accademia Tadini ha accolto l’invito del Comune di Clusone a partecipare insieme all’Università degli Studi di Bergamo alla mostra allestita presso il Mat – Museo Arte Tempo Città di Clusone (Giovanni Trussardi Volpi. Il colore irrequieto dell’anima Clusone, MAT – Museo Arte Tempo Città di Clusone, 23 ottobre 2021 – 30 gennaio 2022) dedicata al pittore in occasione in occasione del primo centenario della morte.

Per questo progetto l’Accademia ha messo a disposizione il suo patrimonio, qui rappresentato dall’eccezionale prestito di quasi tutte le opere di sua proprietà e dai primi risultati delle ricerche su Trussardi Volpi che Silvia Capponi aveva già avviato nell’ambito di un progetto di ricerca sull’Ottocento a Lovere programmato per i prossimi anni.

Alle curatrici  – Silvia Capponi, Sara Damiani e Valentina Raimondo – si è posto subito il compito non facile di cercare tra i molti Autoritratti un’immagine veritiera dell’artista, il cui percorso è troppo spesso costretto tra la fedeltà al magistero di Tallone e le suadenti vie di fuga offerte dall’atelier romano di Mancini. Sono certo che la mostra, accompagnata da accurate ricerche condotte tra biblioteche e archivi, porterà nuovi elementi di valutazione utili per tracciare un ritratto nuovo di Giovanni Trussardi Volpi. O almeno per abbozzarlo. D’altronde, come affermava lo stesso pittore in una delle sue rarissime dichiarazioni di poetica, “un quadro non è mai finito”.

Marco Albertario

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