Napoleone. L’eco del mito

La mostra allestita in occasione del secondo centenario della morte di Napoleone presenta una selezione di materiali conservati nelle collezioni dell’Accademia Tadini (Galleria, Archivio storico, Biblioteca). Il percorso espositivo, allestito presso la Biblioteca storica, si articola in due nuclei: l’omaggio poetico dei contemporanei, tra i quali il conte Luigi Tadini, che passa dalla celebrazione delle vittorie a considerazioni sulle sconfitte, e l’interpretazione postuma del mito di Napoleone in chiave risorgimentale, qui documentata dalle iniziative di due sacerdoti, don Paolo Macario e don Giovanni Conti, che troverà la sua massima celebrazione negli affreschi di palazzo Silvestri a Sovere.

La prima sezione ruota intorno agli anni della Repubblica Cisalpina – poi Repubblica Italiana, quindi Regno d’Italia. Non sappiamo se Luigi Tadini era tra i cremaschi che, il 12 Maggio 1796, seguivano l’ingresso di Napoleone sulla piazza di Crema. Tadini, che poteva vantare il titolo di Condottiero di gente d’armi della Repubblica di Venezia fu eletto capitano della Guardia nazionale (1797), membro del corpo legislativo (1797-99), e in questa veste prende parte alla Consulta di Lione ((11 al 26 gennaio 1802): il suo nome appare infatti nella Note des députés à la consulta extraordinaire Cisalpine convoquée à Lyon (Lyon 1801) e tra i membri eletti nel Collegio dei possidenti (Nomina alle cariche costituzionali della Repubblica Italiana promulgata nei comizi nazionali a Lione, Milano [1802]).

L’adesione dei Tadini al nuovo sistema politico trova espressione nel Discorso sull’Italiana Unione del cittadino [Luigi] Tadini detto nella pubblica adunanza della Società d’Instruzione, in Milano il dì 14 Mess[idoro]. Anno I, Repubblica Cisalpina, Milano [1797] e nell’articolato studio di Faustino Tadini, Progetto di un piano di pronta organizzazione per una repubblica nella Gallia Cisalpina (Crema: dal Cittadino Antonio Ronna,  26 pratile an. I della ricuperata libertà [1797]). Di un incontro diretto tra il conte cremasco e il primo console resta un vivace resoconto in una delle lettere a Canova.

La mostra non ripercorre le vicende storiche, ma presenta al pubblico alcune testimonianze dell’omaggio poetico rivolto dal conte e dai suoi contemporanei a  Napoleone, che trova espressione nei sonetti a stampa a lui dedicati, che conosceranno anche una traduzione francese grazie al letterato Michel Cubières de Palmèzeaux in occasione dell’incoronazione imperiale, il 2 dicembre 1804. Accanto alle composizioni di Luigi Tadini sono esposte le opere di Michele Torcia, Ercole Angelo Maria Carloni, Catherine Hyde Plomer, moglie del marchese Antonio Solari, amico del conte.

Il recupero e l’interpretazione del mito di Napoleone in chiave risorgimentale rappresentano invece le linee guida della seconda parte, che vede protagoniste due singolari figure di sacerdoti e patrioti loveresi, don Paolo Macario (Lovere, 1798-1868), dal 1832 direttore dello Stabilimento di belle arti Tadini, e l’amico don Giovanni Conti (Lovere, 1809-1883), di poco più giovane, legato al primo dalla condivisione di ideali politici. Si deve proprio a don Conti la compilazione – tra il 1832 e il 1833 – di un manoscritto, Raccolta di liberi sensi, che raccoglie buona parte della poesia di matrice politica – in particolare rivoluzionaria e napoleonica, con significative aperture sul primo romanticismo. Interessa qui sottolineare come tra le presenze della raccolta (Monti, Berchet, Rossetti e altri), molti siano i componimenti in vita e gli inni in morte di Napoleone: quello, celeberrimo, di Alessandro Manzoni e due curiose composizioni attribuite a Ugo Foscolo, ma in realtà circolanti in ambito bresciano sotto forma di compilazione manoscritta. La data riporta all’inquieto clima politico maturato nel terzo decennio dell’Ottocento, in occasione dei moti carbonari che nel 1821 avevano coinvolto Lovere con l’arresto del pretore Antonio Solera.
Negli stessi anni Don Paolo Macario acquista per la Biblioteca storica dell’Accademia tre biografie di Napoleone: quella di Walter Scott, pubblicata nel 1827 e tradotta in italiano nel 1829; quella di Paul-Mathieu Laurent de l’Ardèche, pubblicata a Parigi nel 1827, ma ripresentata nel 1839 in una ricca edizione illustrata da Horace Vernet, e infine quella di Adolphe Thiers, uscita in più tomi tra il 1845 e il 1862 in edizione francese e italiana.
Gli acquisti di don Paolo Macario fanno da trait-d’union con l’esposizione dedicata a Walter Scott, programmata per l’autunno 2021; è lui infatti il responsabile dell’acquisto di romanzi
storici tra i quali Ivanhoe e Il castello di Kenilworth. Una interessante nota d’acquisto dei volumi sarà trascritta a pubblicata sul sito dell’Accademia a integrazione dell’Inventario della Biblioteca storica del conte Tadini, ante 1829.

L’esposizione di una selezione di medaglie dedicate a Napoleone integra le immagini dell’imperatore già esposte in Galleria: i busti di Napoleone primo console e del Generale Moreau in porcellana, della manifattura di Sèvres, acquistati da Luigi Tadini a Parigi nel 1802, e il Busto colossale di Napoleone, copia da Antonio Canova, in marmo, esposto sullo scalone d’onore, con possibile provenienza da un edificio pubblico loverese ma trasmesso al museo dai discendenti della famiglia Conti.

Napoleone. L’eco del mito

II centenario della morte di Napoleone
Lovere, Accademia di belle arti Tadini, Biblioteca storica
(1 maggio – 27 giugno 2021)

A cura di Marco Albertario

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