Walter Scott. Racconto e immagine

Walter Scott

Prendendo le mosse da una peculiare combinazione di erudizione storica, tradizione letteraria e passione narrativa, Walter Scott è un vero innovatore nella produzione romanzesca dell’Ottocento: un ruolo  testimoniato nella Biblioteca storica dell’Accademia dalle edizioni di due romanzi d’ambientazione storica in traduzione italiana, Ivanhoe, ossia, Il ritorno del crociato (Milano 1840) e Il castello di Kenilworth (Milano 1841). In occasione dei 250 anni dalla nascita del poeta e romanziere scozzese Walter Scott, la mostra propone una selezione di libri e documenti conservati nelle collezioni dell’Accademia Tadini (Archivio storico e Biblioteca), anche in questo caso, come in molti altri, testimone privilegiata della storia della cultura del XIX secolo.

Walter Scott nasce a Edimburgo il 15 agosto 1771. Colpito giovanissimo da poliomielite (infezione che lo lascerà claudicante per tutta la vita) trascorre l’infanzia a Sandyknowe, residenza di campagna dei nonni paterni nella regione meridionale dei Borders.

Riceve la prima formazione poetica attraverso la ripetizione orale di ballate della tradizione scozzese, un’esperienza che segnerà profondamente il suo approccio alla letteratura.

Frequenta la scuola e l’università a Edimburgo, dove studia i classici, filosofia e storia prima di dedicarsi al diritto, seguendo l’esempio del padre e intraprendendo la carriera di avvocato e magistrato.

Nel 1797 sposa Charlotte Carpenter (nata Charpentier, di origine francese), e inizia negli stessi anni a tradurre autori del continente come Gottfried August Bürger.

Pubblica il suo primo componimento originale nel 1799. Nel 1802 esce la prima edizione di un’importante collezione di poesia popolare da lui raccolta, reinterpretata, riscritta, integrata: Minstrelsy of the Scottish Borders, che è considerato il suo autentico esordio letterario. Seguono alcuni poemi narrativi, fra i quali The Lady of the Lake (1810).

Il primo romanzo viene pubblicato in forma anonima nel 1814: Waverley. Ma corre subito voce, non confermata ufficialmente fino al 1827, che l’autore sia lui: aut Scotus aut Diabolus (o Scott o il Diavolo), ebbe a dire la romanziera irlandese Maria Edgeworth, intima amica di Scott. √à questa un’autentica rivoluzione nel mondo delle lettere, e introduce il primo esempio di romanzo storico moderno.

Autore prolifico, Scott pubblica in vita 26 romanzi e una raccolta di racconti, accomunati da uno straordinario successo commerciale che gli permette, nonostante un rovescio finanziario nel 1826, di costruire per sé e la famiglia una favolosa residenza in riva al fiume Tweed, Abbotsford, vicino ai luoghi della sua infanzia.

Muore qui, dopo lunga malattia, il 21 settembre 1832.

Simone Signaroli

Gli acquisti di Don Paolo Macario: un’apertura europea per la biblioteca di Lovere

Il loverese don Paolo Macario assume, nel novembre 1832, il titolo di direttore dell’Istituto di Belle arti Tadini nel quale già lavorava come bibliotecario. Il suo ruolo comprendeva la direzione del museo, della biblioteca e delle scuole. Alla singolare apertura di questo sacerdote – del quale le cronache ricordano le simpatie liberali – si deve l’apertura della biblioteca al repertorio romantico, con le sue implicazioni politiche, oltre che letterarie, documentate dalla lista degli acquisti.

I temi trattati vanno dallo studio dell’architettura (Vitruvio) alla teologia, dalla riflessione politica (Pellico, Gioberti) alla letteratura. In particolare, La serie di romanzi storici qui esposti conferma l’aggiornamento del gusto di don Paolo Macario sulle novità letterarie offerte sul mercato milanese, ma anche l’interesse per le edizioni illustrate e di pregio.

In questo contesto si inserisce la presenza di due romanzi di Walter Scott, entrambi nella traduzione italiana di Gaetano Barbieri e in edizioni illustrate: Ivanhoe, ossia, Il ritorno del crociato (Milano, Reina, 1840) e Il castello di Kenilworth (Milano, Reina, 1841).

Le due opere, è interessante notare, sono di argomento inglese, meno connotato in senso nazionalistico rispetto al filone scozzese, prevalente nella produzione di Scott.

Nella composizione della biblioteca, al piccolo nucleo scottiano corrisponde un più ampio interesse per l’eredità europea e italiana lasciata dall’opera dello Scozzese.

Ne sono testimoni tra l’altro i volumi in mostra, I promessi sposi di Alessandro Manzoni (Milano, Guglielmini e Redaelli, 1840); e il Marco Visconti di Tommaso Grossi (Milano, Borroni e Scotti, 1840).

Ma questo interesse è presente anche nella scelta di altre opere, come L’ultimo dei baroni dell’epigono di Scott, Edward Bulwer-Lytton (versione dall’originale inglese di Gaetano Barbieri, pubblicato a Milano, Borroni e Scotti, 1850-1851) o, in ambito locale, I Valvassori bresciani (la seconda dizione, pubblicata a Brescia: presso G. Quadri, 1846) e Leutelmonte (Brescia, G. Quadri, 1844) dell’autore bresciano Lorenzo Ercoliani.

Simone Signaroli

Un percorso attraverso le illustrazioni

Se l’Ivanhoe di Walter Scott è noto ad Alessandro Manzoni fin dal 1821 per il tramite di Claude Fauriel, è soltanto dal 1822 che il romanzo conosce la sua più ampia diffusione a Milano attraverso l’edizione italiana di Vincenzo Ferrario, entrando rapidamente nell’immaginario del grande pubblico.

Risale al 1828 il Manifesto d’associazione con il quale Francesco Hayez, all’epoca affermato caposcuola della pittura romantica, annuncia la serie di ventidue litografie ispirate all’Ivanhoe, corredate da brani tratti dall’edizione italiana e da quella originale stampata a Edimburgo nel 1820. Pubblicate tra il 1828 e il 1831, le tavole sono immediatamente riconosciute dalla critica come uno dei capolavori dell’artista, in grado di condizionare la percezione del romanzo in uno stringente confronto tra letteratura e pittura. Inizialmente concepite come opere autonome, nel 1840 quelle straordinarie invenzioni sono in parte incise a bulino per essere riprodotte a corredo della ristampa di Ivanhoe curata dall’editore Reina. L’acquisto del volume testimonia anche l’interesse, a Lovere, per l’opera del pittore, presente sul territorio con la sfolgorante pala con l’Arcangelo Michele nella parrocchiale di Iseo, al quale si sarebbe poi aggiunto il nucleo di tele dell’Accademia Tadini.

Per una singolare coincidenza di date, allo stesso anno risalgono altre due importanti libri illustrati della Biblioteca dell’Accademia Tadini, qui esposti. Nel 1840, infatti, vede la luce la seconda edizione del Marco Visconti di Tommaso Grossi, il cui debito verso i modelli scottiani si avverte anche nei disegni di Roberto Focosi, insaporiti di colore locale e fitti di evocazioni di arredi e costumi.

Contemporaneamente si conclude l’allestimento dell’edizione illustrata de I promessi sposi (la famosa “Quarantana), la cui sapiente veste grafica, derivata dai modelli francesi da Grandville, a Daumier, fino a Doré, aveva trovato forma grazie alla regia di Manzoni e all’équipe di Francesco Gonin.  La novità di quella pubblicazione, dove le vignette sono collocate nel testo e non intercalate come tavole, è dirompente per la perfetta sintonia tra racconto e immagini, da cui scaturisce un modernissimo meccanismo narrativo.

Una soluzione grafica che comporta anche una chiara presa di distanza dalle popolarissime edizioni italiane delle opere di Scott, entrate nell’immaginario dei lettori attraverso le seducenti visioni hayeziane, come pure con le tavole pittoresche pubblicate da Ferrario nella fortunatissima collana «Romanzi storici di Walter Scott» inaugurata vent’anni prima.

Elena Lissoni

Walter Scott. Racconto e immagine

250 anni dalla nascita di Walter Scott
Lovere, Accademia di belle arti Tadini, Biblioteca storica
(4 settembre – 31 ottobre 2021)

A cura di Simone Signaroli, con la collaborazione di Elena Lissoni

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