Autore: Walter Scott

Data: Milano: presso il Libraio Editore G. Reina, 1841

Tecnica e supporto:

Dimensioni: in ottavo

Inventario: ATL.13.I.19

Ambientato alla corte della regina d’Inghilterra Elisabetta I, Il castello di Kenilworth vede sulla scena per lo più personaggi realmente esistiti, anche se la cronologia storica viene forzata da Scott in favore della trama narrativa. La protagonista femminile è la nobildonna Amy Robsart, legata da un matrimonio segreto a uno dei favoriti della regina, Robert Dudley conte di Leicester. Contesa dal fidanzato ufficiale Edmund Tressilian, la sua vicenda si intreccia alle macchinazioni politiche di un ministro di Leicester, Richard Varney, in una storia costellata di rapimenti, inganni e morti violente.

È con questo romanzo che nel 1821 Ferrario (già editore de “Il Conciliatore”, e poi del Conte di Carmagnola, dell’Adelchi e nel 1827 de I promessi sposi) inaugura la collana “I romanzi storici di Walter Scott”, un’iniziativa annunciata con un certo favore persino sulle pagine della rivale “Biblioteca Italiana”, organo ufficiale dei classicisti, che solo pochi anni più tardi si sarebbero lamentati di “alcuni librai che commettono volgarizzamenti” delle opere straniere “invitati dall’immenso lucro che Walter Scott trasse dai suoi romanzi scozzesi”. Con una accorta strategia editoriale finalizzata a promuovere la diffusione dei testi romantici, fin dalla metà degli anni venti l’editore aveva previsto l’inserimento di tavole illustrate che rendessero più appetibili le pubblicazioni presso quel pubblico d’élite cui erano destinati. I primi esperimenti prevedevano singole incisioni impresse sull’antiporta o sul frontespizio, come – per rimanere in ambito scottiano – quelle all’acquatinta di Sergent Marceu per La promessa sposa di Lammermoor (1824) e per Guido Mannering (1824), o di Antonio Lanzani per Le Cronache della Canongate (1829). Al 1825 risale la pubblicazione della Francesca da Rimini di Silvio Pellico, corredata dalla bella incisione tratta da Giuseppe Bezzuoli, mentre è un caso del tutto isolato quello dell’Ildegonda di Tommaso Grossi illustrata da Giuseppe Bramati con ben quattro tavole all’acquatinta su disegno di Giovanni Migliara (1825).

Archiviate le prime prove degli anni venti e le edizioni illustrate pirata dei Promessi Sposi – che avevano fatto storcere il naso a Manzoni -, grazie alla rapida evoluzione dell’industria editoriale milanese appaiono con sempre maggior frequenza apparati figurativi più ricercati. Soltanto nel decennio seguente, tuttavia, si assiste al definitivo superamento dei modi della stampa popolare, trainato da una pittura storica che privilegiava motivi di ascendenza letteraria e dalla diffusione del nuovo mezzo litografico, spesso sperimentato da artisti illustri, da Francesco Hayez a Giovanni Migliara (quest’ultimo autore nel 1829 di una tavola ispirata al Kenilworth, pubblicata dall’editore Vassalli).

Nel contesto della fiorente editoria illustrata milanese della Restaurazione, che ha ormai pienamente assimilato il linguaggio romantico, si inserisce l’edizione in mostra del Kenilworth, pubblicata nel 1841, con il corredo di incisioni di Gaetano Santamaria. Dall’analisi dei disegni emerge con chiarezza un progetto editoriale ambizioso, nel quale confluiscono sia il ricordo di modelli classici – come la citazione in controparte del Galata Ludovisi (I sec. a. C, Roma, Palazzo Altemps) nella posa disperata di Amy Robsart della tav. XXIII -, sia l’indagine dei sentimenti e del carattere dei personaggi, oltre alla resa puntuale dei luoghi e dei costumi dell’epoca, con qualche concessione al gusto troubadour, come nella tavola I disegnata dal famoso litografo Giuseppe Elena.

Elena Lissoni
Simone SIgnaroli


Per saperne di più:

Lettor mio, hai tu spasimato? Stampe romantiche a Brera, a cura di M. C. Gozzoli e F. Mazzocca, con la collaborazione di D. Falchetti, introduzione di Paolo Poli, catalogo della mostra (Milano, Biblioteca nazionale Braidense, 19 aprile – 19 maggio 1979), Firenze 1979.

F. Mazzocca, L’illustrazione romantica, in Storia dell’arte italiana, Grafica e immagine. Illustrazione e fotografia, vol. IX, tomo II, Torino 1981, pp. 323-419.

L’officina dei Promessi sposi, a cura di F. Mazzocca, con intervento critico di D. Isella, volume pubblicato in occasione della mostra (Milano, Biblioteca Nazionale Braidense e Pinacoteca di Brera, settembre – dicembre 1985), Milano 1985.

G. Crespi, L’editoria illustrata nella Milano di primo Ottocento: l’Ildegonda di Tommaso Grossi, in La letteratura italiana e le arti, Atti del XX Congresso dell’ADI – Associazione degli Italianisti (Napoli, 7-10 settembre 2016), a cura di L. Battistini, V. Caputo, M. De Blasi, G. A. Liberti, P. Palomba, V. Panarella, A. Stabile, Roma, 2018

A sinistra, dall’alto:

 

Frontespizio di Il castello di Kenilworth/ Romanzo storico/ di Walter Scott/ traduzione di G. Barbieri/ illustrata da ventisette tavole incise a bulino/volume unico/ Milano/ Presso il Libraio G. Reina/ 1841

 

Tavola I di: Il castello di Kenilworth/ Romanzo storico/ di Walter Scott/ traduzione di G. Barbieri/ illustrata da ventisette tavole incise a bulino/volume unico/ Milano/ Presso il Libraio G. Reina/ 1841

Gaetano Santamaria (Milano, 1817 – 1882?) da Giuseppe Elena (Codogno 1801 – Milano 1867)

In alto a destra “Tav. I”; fuori dal margine inferiore: “Elena dis.”; “Leicester”; “Amy Robsart”; “Santamaria inc.”; più sotto “Di questo maritale orgoglio fu vittima, a quanto narrasi, la/sfortunata Amy Robsart”; più sotto “pag. 6”

 

Tavola XXXIII di: Il castello di Kenilworth/ Romanzo storico/ di Walter Scott/ traduzione di G. Barbieri/ illustrata da ventisette tavole incise a bulino/volume unico/ Milano/ Presso il Libraio G. Reina/ 1841

Gaetano Santamaria (Milano, 1817 – 1882?)

In alto a sinistra “Tav. 23”; fuori dal margine inferiore: “Leicester”; “Elisabetta”; “Amy”; più sotto “Conoscete voi questa donna? con tuono di voce che loro parve uscir della tromba/fatale, che nel dì del giudizio chiamerà i vivi edi i morti”; più sotto “pag. 344”