Due Commedie per il conte Tadini

«Alcuni dei nostri più insigni poeti gli hanno scelti come i più atti ad interessare il cuore, e lo spirito. L’Inferno, il Paradiso, il Purgatorio formano il poema del Divino Dante, e la Gerusalemme liberata quello del Tasso: poeti, che in carattere diverso sono i modelli della sublime epopea. Metastasio il più grande fra i drammatici lirici superò sé medesimo ne’ suoi drammi sacri, che sono di gran lunga più stimabili dei profani, quantunque egli sia insuperabile anche in questi. La sublimità, e la verità degli argomenti sacri lo fecero parlare in uno stile, che sembra superiore all’umana facondia. Nella sublime lirica sacra vari poeti nostri si distinsero, e fra questi il Petrarca nella canzone della Vergine, il Filicaja in varie composizioni di vario metro, e cosi il Lemene, ed altri.»

Il conte Luigi Tadini inserisce questa consideazione come premessa ai Salmi inni e cantici cristiani (Crema, 1818). La riflessione illumina sui suoi gusti letterari, in particolare la predilezione per Metastasio, e spiega in parte i criteri seguiti per arricchire e aggiornare la sua biblioteca privata, trasmessa all’Accademia Tadini.

L’attenzione al poema dantesco porta all’acquisto di due edizioni: La Divina Commedia di Dante Alighieri novamente corretta spiegata e difesa da F.B.L.M.C. curata dal frate francescano Baldassarre Lombardi (Roma, presso Antonio Fulgoni, 1791), e La Divina Commedia di Dante Alighieri manoscritta da Boccaccio (Rovetta: negli occhi santi di Bice, 1820) curata da Luigi Fantoni, ultimo erede della prestigiosa famiglia di intagliatori, pubblicata presso Casa Fantoni in una raffinata veste editoriale.

Caratteristica comune alle due edizioni è il tentativo di leggere in poema dantesco in un testo filologicamente corretto, basato su una fonte attendibile: nel primo caso, viene scelta un’edizione a stampa (la cosiddetta Nidobeatina, pubblicata a Milano nel 1478), nel secondo caso un manoscritto trecentesco che – secondo l’interpretazione di Luigi Fantoni – coincideva addirittura con la trascrizione curata da Giovanni Boccaccio e da lui donata a Francesco Petrarca, che avrebbe aggiunto alcune annotazioni. Nessuna delle ipotesi sul valore della fonte ha retto alle verifiche: le due edizioni restano però la testimonianza di un rinnovato interesse per l’opera di Dante che matura tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.

Il busto in gesso con il Ritratto di Dante Alighieri donato dallo scultore Daniele Capitanio al costituendo Museo del Risorgimento (insieme due rilievi in gesso con i ritratti di Alessandro Manzoni e di Gaetano Donizetti) conferma la centralità del mito del poeta esule per la costituzione dell’identità italiana. Questa interpretazione in chiave risorgimentale avrà fortuna: Dante è uno tra i protagonisti della decorazione di palazzo Silvestri a Sovere, commissionata al pittore Antonio Guadagnini dal patriota Girolamo Silvestri negli anni Sessanta dell’Ottocento.

Due commedie per il conte

VII centenario della morte di Dante Alighieri
Lovere, Accademia di belle arti Tadini, Biblioteca storica
(5 luglio – 29 agosto 2021)

A cura di Marco Albertario

 

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