Autore: Giorgio Oprandi (Lovere, 1883 – 1962)

Data: 1955 circa

Tecnica e supporto: olio su tavola

Dimensioni: 51x61 cm

Inventario: P 649

Paesaggio del lago d’Iseo, donato all’Accademia Tadini nel 2021, ci fornisce lo spunto per mettere a fuoco una delle prospettive privilegiate da cui guardare la pittura di paesaggio di Giorgio Oprandi: quella legata al motivo dell’acqua, viene indagata dall’artista in tutte le sue forme nell’arco dell’intera carriera: non solo il lago, ma anche le rive e gli estuari dei fiumi, le paludi, i porti, i canali e le marine. Quasi a concretizzare questo legame nel 1954 viene allestita nell’atelier di via Fara a Bergamo la Mostra del pittore Giorgio Oprandi, acque di fiume, di lago e di mare. A quel periodo va presumibilmente ascritta anche l’opera in esame, che mostra uno stile sempre più libero ed evocativo. È l’amico Umberto Ronchi a coniare in questa occasione la definizione di “Oprandi delle acque”, espressione da affiancare e non da apporre all’”Oprandi dei deserti” africani.

Come già si è sottolineato per l’opera  Paesaggio d’acqua la riflessione sul paesaggio del pittore loverese è il frutto di una serrata indagine dell’intimo al cospetto della natura. Questo assioma percorre in effetti tutta la letteratura artistica oprandiana, fino agli ultimi anni della sua parabola artistica, come testimoniano le parole di Ettore Cozzani: “Qualche volta si direbbe persino che non sappia che cosa ha davanti: sa che quell’immensità di sabbie in lenti e larghi movimenti ondosi, gli pare terribile e dolce, entusiasmante e annichilente come un firmamento stellato; […] sa che queste raccolte e trepidanti acque del suo lago, così diverse, si godono nella frescura delicata le ombre d’alberi che le rendono arcane – e non può fare a meno di confidarci queste sue sensazioni, con la voce liquida e serena di un pennello che pare dipinga «per sé mosso», ma è in realtà null’altro che la continuazione della sua rete di nervi che palpita e freme”.

“Palpita e freme”, attraverso una luce uniformemente diffusa, anche l’acqua del Paesaggio del lago d’iseo, dipinto permeato da un senso del colore armonico, a tratti evanescente, ottenuto per tramite di quegli azzurri e quei violetti tanto amati dall’artista. La superficie dell’acqua e il profilo delle montagne – così come in Paesaggio invernale del lago Sebino – si contendono la scena, compenetrandosi a vicenda quasi fossero fusi in un blocco solo.

 

Silvia Capponi


Per saperne di più:

U. Ronchi, La nuova mostra di Giorgio Oprandi. Ha ritrovato la sua giovinezza riflessa nelle acque del Sebino, in “L’Eco di Bergamo”, a. 75, n. 223, 18 settembre 1954, p. 3.

E. Cozzani, Giorgio Oprandi, in “Giornale del Popolo”, a. XXXI, n. 261, 14 novembre 1956, p. 3.

S. Capponi, 5. Il ritorno, in Giorgio Oprandi. Lo sguardo del viaggiatore, catalogo della mostra, a cura di M. Albertario, S. Capponi, (Lovere, Galleria dell’Accademia Tadini, 30 giugno – 9 settembre 2018), Lubrina Editore, Bergamo 2018, p. 147.