Porcellane europee nella collezione Tadini (Sala IX, vetrina 6)

Vienna e le manifatture dell’Impero

 

Manifattura di Vienna

1. Due vasi con decorazione floreale, 1770-1810, H 141-H 142

 

Manifattura di Vienna

2. Gruppo di amorini in maschera, Terzo quarto del XVIII secolo, H 18 – H 24

 

Manifattura di Vienna

3. Cioccolatiera, lattiera e zuccheriera con decorazione floreale e fiori in rilievo, 1770-1810, H 131-H 133

La seconda manifattura di porcellana in Europa fu fondata nel 1718 a Vienna da Claudius Innocentius du Paquier. In questo periodo fu adottato per la prima volta il repertorio dei “Deutsches Blumen”, fiori dipinti al naturale, destinato poi ad influenzare tutta la successiva produzione europea, tanto da essere adottato da Meissen, da Sevres e dalle manifatture parigine.

Con l’acquisto della fabbrica da parte dello Stato nel 1744 ebbe inizio il secondo periodo, detto “Statale” in cui la produzione adottò come marca lo scudo austriaco. Pur continuando a rielaborare i modelli precedenti, la manifattura introdusse nuove forme rococò, ispirate ai modelli elaborati a maniera di Meissen e di Sèvres. Con la gestione di Konrad von Sorgenthal si ebbe una definitiva svolta verso il Neoclassicismo: al tradizionale repertorio si aggiunse una produzione di Biscuit che riproducevano sculture classiche o soggetti ispirati all’antico. Nei primissimi anni dell’Ottocento prese piede una decorazione sovraccarica che anticipa il gusto Biedermeier, nato nel periodo immediatamente successivo al Congresso di Vienna, in contrapposizione allo Stile Impero.

 

Manifattura di Höchst

4. Due vasi con ghirlande di fiori e mascheroni a rilievo, 1765-1774, H 135-H 136

La manifattura di Höchst, nei pressi di Magonza, fu fondata dai soci J.C. Goltz e J.F. Clarus come fabbrica di ceramiche; intorno al 1750m grazue akka cikkabirazuibe di Joseph Jakob Ringler, proveniente da Vienna, fu possibile avviare la produzione di porcellana dura. La fabbrica restò in attività fino al 1796. Come molte manifatture minori, Höchst si dedicava più alla produzione plastica che al vasellame d’uso; costante il dialogo con i modelli francesi (in particolare dipinti, disegni, incisioni) tradotti in un linguaggio caratterizzato da un vivace cromatismo.

 

Le manifatture venete

Anche le manifatture venete nacquero con l’intento di imitare il modello e il successo di Meissen. La manifattura veneziana di Giovanni Vezzi, fondata nel 1720 – la terza in Europa -grazie alla collaborazione tecnica di C. K. Hunger importava il caolino dalla Sassonia, e cessò la produzione quando ne fu vietata l’esportazione. Da Meissen provenivano i coniugi Hewelke che tra il 1757 ed il 1763 gestirono una manifattura a Venezia. Nel 1764 il loro collaboratore Geminiano Cozzi aprì una fabbrica autonoma, che rimase in vita fino al 1812, affiancando alla produzione della porcellana quella della maiolica e, dal 1780, quello della terraglia “all’inglese”. Le tazze qui esposte (12) documentano la tarda produzione della manifattura Cozzi, cui rimanda la marca.

Negli stessi anni Pasquale Antonibon, proprietario di una manifattura di maiolica alle Nove di Bassano (11), cominciò gli esperimenti per produrre porcellana, e raggiunse nel 1762 risultati di buona qualità, affermandosi anche fuori dal veneto (riuscì ad aprire punti vendita a Ancona, Ferrara, Mantova).

In aperta rivalità con Bassano fu Este, dove ebbero sede le celebri manifatture di Giovan Battista Brunello e Gerolamo Franchini. Già noto per la produzione di maiolica e terraglia, il piccolo centro si specializzò nella realizzazione di statuine e piccoli gruppi a soggetto sacro o profano, destinati alla devozione privata e al collezionismo. I soggetti erano desunti da celebri sculture o da incisioni. Centrale in questa produzione fu il ruolo dello scultore francese Jean Pierre Varillon, che collabòrò con Brunello e con Franchini (5, 6, 9).

 

Este, Manifattura Franchini, Este; Girolamo Franchini, Gian Pietro Varion (modellatori)

5. Venere appare ad Enea ed Acate, 1778-1781, H 30

Venere e Vulcano con due amorini, 1778-1781,  H 31

 

Manifattura Brunello, Este; Giovanni Pietro Varion (modellatore)

6. Venere e Amore (?)

6. Poseidone rapisce Teti; 1772-1778 circa, H 32-H 33

 

Manifattura Franchini, Este; Giovanni Pietro Varion (modellatore)

7. Giove; Giunone; Bacco, 1778-1785, H 34, H 35, H 36

I due gruppi (6) siglati con la “V” sono probabilmente da riferire alla collaborazione tra il modellatore francese Jean Pierre Varillon (italianizzato in “Varion”, nome con il quale è noto) e Giovan Battista Brunello o Brunelli. Alla sua morte, Varion cominciò a collaborare con Girolamo Franchini: a questa fase risalgono le statuette di divinità (6) siglate, e i due gruppi (9) che rielaborano gli stessi tipi fisici, ma con maggior grazia. Franchini era un orafo e un incisore e Varion un espertissimo modellatore: questa collaborazione permise la produzione di esemplari in ceramica di grande valore artistico.

 

Manifattura Franchini, Este

8. Coppia di innamorati, Ultimo decennio del XVIII secolo, H 16, H 17

Le due graziose figurine, importanti per la storia del costume, sono avvicinabili alla produzione di “scene galanti” eseguite tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo dalla Manifattura Franchini e, in generale, in ambito veneto.

 

Manifattura Franchini, Este,

9. Fanciulla con anfora e fiori, Ultimo quarto del XVIII secolo, H 38

L’assenza di marca non permette di identificare la manifattura, tuttavia il confronto stilistico con alcune porcellane realizzate dalla manifattura Franchini nell’ultimo quarto del Settecento confermerebbe l’attribuzione. Statuette simili ma di fattura più raffinata vennero realizzate anche dalla Manifattura Cozzi di Venezia intorno al 1770.

 

Manifattura veneta (attribuzione)

10. Due gruppi con soggetti popolari, Ultimo quarto del XVIII secolo, H 27, H 28

Stilisticamente i due gruppi scultorei – in precedenza assegnati alla manifattura di Capodimonte – possono essere avvicinato alla produzione veneta dell’ultimo quarto del XVIII secolo. L’assenza della marca non permette di attribuire l’opera ad una manifattura.

 

Manifattura Antonibon, Nove

11. Quattro tazze da caffè con piattino; Due tazze da rosolio, Prima metà del XIX secolo, H. 69-72, H 73, H 74

Il servizio “da dessert” è decorato “all’orientale” con piccoli fiori su fondo bianco; la marca – una stella rossa – conferma il riferimento alla manifattura di Nove.

 

 Manifattura veneziana

12. Tre tazze da caffè con piattino, fine del Sette-inizi dell’Ottocento, H 75, H 76, H 77

Il motivo decorativo a piccoli festoni floreali – di gusto Luigi XVI – non era così diffuso a Venezia ma la forma del manico dotato di una protuberanza atta a facilitarne l’impugnatura, che riprende la produzione di Hewlecke, si ritrova nelle tazze realizzate da Geminiano Cozzi, alla cui produzione rimanda anche l’intreccio che decora il piattino.

 

 

 

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