Ritratto di frate

Autore: Paolo Maria Bonomino (Bergamo, 1703-1779)

Data: 1740-1750 circa

Tecnica e supporto: olio su tela

Dimensioni: 90x78 cm

Inventario: P 506, Legato Francesco Zitti, 1953

Il frate cappuccino con in capo una berretta scura tiene un libro, che sporge vistosamente dalla cornice, e rivolge allo spettatore uno sguardo intenso e malinconico. Nel corso del restauro effettuato da Roberta Grazioli (2017), la riflettografia ha rivelato la presenza di un pentimento proprio in corrispondenza del libro, che in una prima stesura era raffigurato aperto e contenuto nel perimetro della cornice ovale. L’analisi ha messo in luce anche la presenza sulla destra di altri libri impilati che il pittore ha poi deciso di eliminare, coprendoli con un fondo bruno.

L’opera è descritta per la prima volta nel 1928 da Mauro Pellicioli presso la casa di Felice Zitti a Cemmo come «Ritratto di prelato di scuola bergamasca del XVIII secolo». Spetta a Giovanni Valagussa la proposta di assegnare la tela a Paolo Maria Bonomino, un suggerimento in seguito condiviso.

Nato a Bergamo nel 1703, Bonomino compie il suo apprendistato nella bottega di Fra’ Galgario; dopo alcuni viaggi a Milano e Venezia, rientra nella città natale dove si afferma come ritrattista. I pochi dipinti a lui riferibili con sicurezza mostrano un percorso indipendente da quello di Fra’ Galgario e un deciso accostamento al naturalismo di Giacomo Ceruti. Il linguaggio spoglio e disadorno, la luce che investe la figura mettendone in risalto con impietosa verità il volto appesantito dal doppio mento, ravvivato dai penetranti occhi azzurri, non lascia dubbi sul fatto che Bonomino stia dialogando con le opere del periodo bresciano di Ceruti. I confronti vanno cercati quindi con le opere di Bonomino in cui maggiore è la fascinazione per il linguaggio di Ceruti, come il Ritratto di Zenobia Maraglio Marenzi (Bergamo, Accademia Carrara) e con il Ritratto di Filippo Giacomo Solza (Brooklyn Museum, New York), i cui volti sono contraddistinti dal medesimo naturalismo, dallo sguardo malinconico e dalla smorfia che increspa leggermente le labbra del nostro protagonista, anche se la materia pittorica sembra nel volto un poco impoverita. L’opera si potrebbe collocare nel quinto decennio del Settecento, e conferma un costante dialogo con i suoi lavori che invita a immaginare Bonomino in visita a Brescia.

Maria Fiori


Per saperne di più:

G. Valagussa, in Intorno a Fra’ Galgario, catalogo della mostra (Sarnico, Pinacoteca Gianni Bellini, 1 dicembre 2007 – 1 febbraio 2008), a cura di G. Valagussa, F. Baccanelli, Capriolo 2007, pp. 62-63.

F. Baccanelli, in Fra’ Galgario e la ritrattistica della realtà nel ‘700. Opere dall’Accademia Carrara e dalla Collezione Koelliker, catalogo della mostra (Varese, Civico Museo d’Arte moderna e contemporanea – Castello di Masnago, 13 settembre 2008 – 11 gennaio 2009), a cura di F. Rossi, G. Valagussa, Milano 2008, p. 162.

M. Fiori, in La realtà dello sguardo. Ritratti di Giacomo Ceruti in Valle Camonica, catalogo della mostra, (Breno, Museo Camuno – Camus, 16 settembre 2017-2 gennaio 2018), a cura di F. Piazza, Milano 2017, pp. 52-53 scheda 8.

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