Nature morte con strumenti musicali, oggetti, libri e frutta

Autore: Scuola lombarda

Data: Metà XVII secolo

Tecnica e supporto: Olio su tela

Dimensioni: 65 x 91 cm

Inventario: P 481

La natura morta (in coppia con una seconda tela, P 482, 65×90 cm), databili attorno alla metà del XVII secolo, raffigurano delle composizioni di strumenti musicali, oggetti, libri e frutta, disposti su un tavolo in un interno disadorno, se non per la tenda che apre sulla scena. I dipinti giunsero all’Accademia con il legato di Francesco Zitti del 1953 ed erano un tempo collocati nell’atrio d’ingresso della sua villa, furono in seguito trasferiti nel deposito della Galleria nel 1987 ed esposti al pubblico due anni più tardi. Tali vicende hanno escluso le tele dal dibattito critico novecentesco, esse infatti risultano valutate unicamente da Federico Zeri che il 17 febbraio 1997 si informava sulla presenza in museo di opere di natura morta, o adottando la definizione a lui più cara, di «natura silente» (F. Zeri, Cos’eÃÄ un falso e altre conversazioni sull’arte, a cura di M. Bona Castellotti, Milano 2011, p. 153).

Nonostante lo studioso non riesca a formulare un’ipotesi attributiva, complice il vasto calderone della produzione bergamasca sul genere, colloca le fotografie delle opere in una cartella dedicata ai seguaci di Bartolomeo Bettera, artista a sua volta imitatore del piuÃÄ noto e dotato Evaristo Baschenis (Fototeca Zeri, inv. 161127; inv. 161129), accostandole ad alcune puntuali immagini di confronto. Federico Zeri, infatti, relativamente alla Natura morta (P 482), comunicava al direttore dell’Accademia Tadini (lettera 12 aprile 1997, nel testo è indicato P 481 ma si tratta evidentemente di una svista) l’esistenza di «una versione, del tutto identica ma di qualitaÃÄ inferiore e con meno dettagli, nel recentissimo Museo Lia della Spezia; le poche varianti sono minime» (inv. 92, tela, cm 72 x 98) del cui catalogo si era occupato lo stesso critico con Andrea De Marchi. A seguire, Zeri indicava come diversi elementi del dipinto loverese fossero presenti «in una tela quasi quadrata (cm. 70 x 83) che passoÃÄ in un’asta a Londra vari anni fa (Christie’s, 20 marzo 1964, lotto 38)» (Fototeca Zeri, inv. 161226; inv. 161126). I dipinti proposti a confronto dallo studioso sono indubbiamente di qualitaÃÄ inferiore, come egli stesso ammetteva, bencheÃÅ si debba riconoscere che le stesse opere della Tadini non raggiungano il livello di quelle licenziate da Bettera, che oltretutto presenta delle composizioni piuÃÄ estrose ed elaborate. Per la seconda Natura morta loverese (P 481) invece il critico non lascia suggerimenti.

Certamente per le tele Tadini il prototipo da ricercare eÃÄ quello di Baschenis. PiuÃÄ puntualmente, per la Natura morta (P 482, composta da chitarra, violino con arco, liuto, monetiere, fogli con notazione musicale, libri e frutta, con un pesante tendaggio in primo piano), possiamo richiamare all’attenzione alcune referenze (anche sulla base di quelle segnalate nella scheda del dipinto spezzino, cfr. De Marchi in La Spezia. Museo Civico Amedeo Lia. Dipinti, a cura di F. Zeri, A. G. De Marchi, Cinisello Balsamo (Milano) 1997, p. 42, cat. 9), seppur di qualitaÃÄ inferiore: due piuÃÄ fedeli a livello compositivo (M. Rosci, Baschenis, Bettera & Co. Produzione e mercato nella natura morta del Seicento in Italia, Milano 1971, figg. 27, 29), un’altra che invece differisce per la tipologia di tendaggio (M. Rosci, Evaristo Baschenis, in I pittori bergamaschi. Il Seicento, III, Bergamo 1985, p. 108 fig. 3) ed una quarta che presenta sopra il monetiere un gruppo di mele, in alternativa al libro e al frutto del dipinto loverese (Rosci 1971, fig. 28). A quest’ultima variante si puoÃÄ agganciare la tela del Maestro B.B., di tono decisamente superiore rispetto agli esempi precedenti (Ravelli in Bartolomeo Bettera. “La sonata barocca”, catalogo della mostra (Bergamo, Palazzo Credito Bergamasco, 4- 24 ottobre 2008), Bergamo 2008, pp. 38-39, scheda 2). Probabilmente, un archetipo comune per il motivo della tenda arricciata all’angolo in alto a sinistra della tela, che apre sulla composizione, eÃÄ rappresentato da un dipinto di Baschenis in collezione privata (Rosci 1985, p. 39). Il complesso gioco di pieghe e balze della stoffa che ben trasmette la pesantezza del tessuto, seppur nella sua artificiositaÃÄ, viene tradotto in toni semplificati nei diversi quadri sopra menzionati, risultando in alcuni un drappeggio goffo e a tratti irrealistico.

L’altra Natura morta dell’Accademia Tadini di Lovere (P 481, composta da una spinetta con la tastiera chiusa, un liuto e una viola rovesciati, un flauto, libri e frutta, con un pesante tendaggio in primo piano) mi pare invece traduca, con alcune varianti, la Natura morta con strumenti musicali di Evaristo Baschenis conservata a Brera (inv. 782, tela, cm 60 x 80) della quale si conoscono tre repliche autografe (De Pascale in Evaristo Baschenis e la natura morta in Europa, catalogo della mostra (Bergamo, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, 4 ottobre 1996 – 12 gennaio 1997), Milano 1996, pp. 146-149, scheda 7). Le poche deroghe al modello riguardano l’inversione dei colori della tenda, l’eliminazione della nappa e, nella parte sinistra dell’opera, la composizione di strumenti e scatole. Di queste, quella tonda inserita nel dipinto loverese, sulla quale viene appoggiata una mela, sembra invece dipendere da un’altra versione della Natura morta con strumenti musicali di Baschenis, quella conservata a Venezia in Palazzo Pisani Moretta (De Pascale in Evaristo Baschenis e la natura… 1996, pp. 150-151, scheda 8).

Giulia Donina

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