Autore: Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, 1809 – Roma, 1873)

Data: 1827-1828

Tecnica e supporto: rilievo in marmo

Dimensioni: 212x116x30,5 cm

Inventario: G 2

Armature antiche

In un luogo di passaggio dietro alla scala vi sono alcune antiche armature ed armi irruginite dal tempo, ed opportunamente vi si scrissero sulla cornice della volta due Versi di Metastasio, tratti dal Temistocle:

Brando che inutil giace
Splendeva in guerra, è rugginoso in pace.

In questo luogo avvi il busto in marmo di S. M. il nostro imperatore, Francesco I. Di fronte a questo busto fu collocato un alto rilievo in marmo eseguito dal giovine Giovanni Benzoni di cui si è già parlato. Rappresenta questo la Pace e la Agricoltura che si abbracciano mentre Marte dorme. L’Agricoltura bacia fervidamente la Pace e questa le corrisponde con un tranquillo sorriso di benevolenza. Marte è sdrajato, e si scorge che il sonno gli fa cader di mano la spada. La composizione è molto bene intesa, e l’esecuzione sembra di persona provetta nell’arte della scoltura. Eppure questo è il primo marmo che sia stato toccato dal suo scalpello.”

 

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

Il rilievo, finito nell’estate del 1828, segna il culmine della formazione loverese di Benzoni e, come dichiarato nell’iscrizione, l’esito del progetto di Tadini volto a presentare il giovane – qui impegnato nella prima opera in marmo – come «portentoso figlio della bella Natura, da Lei sola finora educato […]». Il tema è ribadito dall’iscrizione latina «MDCCCXXVIII/ PRIM. MARMOR. OPUS./ A. JO. M. BENZONI. SONGAVATII/ AETAT. ANN. XVIII EXACTUM/ SOLA. DOCENTE. NATURA» voluta dal conte, mentre la firma originale di Benzoni è presente in una parte meno visibile del marmo.

Tadini (1828, pp. 74-75) descrive il soggetto come «[…] L’Agricoltura bacia fervidamente la Pace, e questa le corrisponde con un tranquillo sorriso di benevolenza. Marte è sdrajato, e si scorge che il sonno gli fa cader di mano la spada». Di conseguenza, il titolo di Monumento alla Pace sembra preferibile a quelli parziali di Trionfo dell’Agricoltura o Marte dormiente con i quali il rilievo compare nella bibliografia. Il carattere di allegoria politica, a cui accenna anche Costanzo Ferrari (Ferrari 1844, p. 47), sarebbe confermato dall’originaria collocazione di fronte al busto di Francesco I d’Austria nella Galleria delle armi che potrebbe suggerire un riferimento alla politica di pacificazione intrapresa dopo il Congresso di Vienna.

Ultimo sforzo di traduzione autodidatta dei motivi canoviani studiati principalmente sulle stampe, il monumento può essere visto come una sorta di compendio degli stessi, a partire dalla scelta di attenersi alla tipologia della stele, il cui timpano riprende quello del primo modello della Stele Tadini (conservato presso le collezioni civiche di Bassano del Grappa).
Il grado di adesione ai modelli è tale che, nei passaggi in cui il riferimento viene a mancare, Benzoni si mostra quasi incerto: l’abbraccio tra la figura della Pace e quella dell’Agricoltura è quasi sovrapponibile a quello tra Eufrosine e Aglaia nel celebre gruppo delle Grazie di Canova, ma l’assenza di una terza figura fa sì che il braccio destro dell’Agricoltura sembri quasi avvolgersi su sé stesso.

Nelle intenzioni di Tadini l’opera avrebbe dovuto garantire l’ammissione di Benzoni all’Accademia di Brera; il parere negativo di Gaetano Catteneo, al quale Faustino Sanseverino recapitò un disegno del rilievo nell’autunno 1828, fu determinante nella decisione di inviare Benzoni a Roma.

Lorenzo Picchetti


Per saperne di più:

L. Tadini, Descrizione generale dello stabilimento dedicato alle Belle art in Lovere, Milano 1828, pp. 74-75; (2″ ed. Bergamo1837, p. 101);

C. Ferrari, Un omaggio alla patria ovvero il Sebino, Brescia 1844;

Antonio Canova nelle collezioni dell’Accademia Tadini (Quaderni dell’Accademia Tadini 2), a cura di M. Albertario, Milano 2010

M. Albertario, Luigi Tadini, Giovanni Maria Benzoni e la “leggenda” dell’artista, in C. Pinessi, Giosuè Meli. La riscoperta di un “Gigante”, Bergamo 2015, pp. 74-80