Madonna con il Bambino

Autore: Francesco Benaglio (Verona, documentato dal 1461 -1492)

Data: 1480-1490 circa

Tecnica e supporto: Olio su tavola

Dimensioni: 63x43 cm

Inventario: P 28

“375. Madonna col bambino sulle ginocchia seduto su di un cuscino, e che tiene un frutto; paese nel fondo. Bellissimo quadro di Pietro Perugino, maestro di Rafaello in tavola.”

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

La puntuale descrizione di Luigi Tadini consente di identificare, nella Guida del 1828, il dipinto con la tavola attribuita a Pietro Perugino, ma il riferimento al pittore umbro non si giustifica per un dipinto che si inquadra perfettamente nella sequenza di opere che scandiscono il percorso del pittore veronese Francesco Benaglio.

La stretta adesione ai modelli di Squarcione e della sua bottega che segna la prima attività del pittore trova conferma nella sequenza di tavole – per lo più Madonne con il Bambino – destinate alla devozione privata, che sembrerebbero precedere il Trittico di San Bernardino, opera consegnata ai francescani nel 1462, nella quale Benaglio si ispira alle tavole laterali della Pala di San Zeno di Andrea Mantegna (1457-1459; 1460). La tavola di Lovere condivide il riferimento a quei modelli, come conferma la derivazione della Vergine che sostiene i piedi del Bambino dalla tavola centrale del capolavoro mantegnesco.

L’opera sembrerebbe rappresentare una tra le ultime opere del pittore, tra ottavo e nono decennio del Quattrocento: lo conferma, come ha notato Francesca Rossi (2006) lo stretto rapporto con la Madonna con il Bambino di Domenico Morone (Berlino, Staatliche Museen, Gemaldegalerie) firmata e datata 1484.

L’estensione dei restauri antichi, probabilmente rivisti e rispettati da Luigi Cavenaghi nel 1913 dietro suggerimento di Gustavo Frizzoni, impedisce un pieno apprezzamento dell’opera, segnata da alcune ridipinture. Le parti meglio conservate, come l’elegante acconciatura della Vergine, lo splendido cammeo raffigurante il Cherubino, le minute pennellate che costruiscono i piedi del Bambino consentono di apprezzare la stesura minuta e rifinita che caratterizza l’attività dell’artista.

Marco Albertario

Per saperne di più:

B. Berenson, Nove pitture in cerca d’autore, in «Dedalo», 5, 1924-1925, 12, pp. 745-775

R. Longhi, Calepino veneziano. V, una Madonna della cerchia di Piero della Francesca per il Veneto, in «Arte Veneta», I, 2, aprile-giugno 1947, pp. 86-89, p. 88 (in Opere Complete. X, Ricerche sulla pittura veneta 1946-1969, Firenze 1978, pp. 65-98).

L. Bellosi, Un’indagine su Domenico Morone (e su Francesco Benaglio), in Hommage a Michel Laclotte. Etudes sur la paintures du Moyen Age et de la Renaissance, Paris-Milano 1994, pp. 181-303, a p. 303.

F. Rossi, Frammenti di una generazione perduta, nei dintorni di Francesco Benaglio, in Mantegna e le arti a Verona 1450-1500, catalogo della mostra (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 16 settembre 2006 – 14 gennaio 2007), a cura di S. Marinelli, P. Marini, Venezia 2006, pp. 104-115, alle pp. 106-110.

F. Rossi, in Mantegna e le arti a Verona 1450-1500, catalogo della mostra (Verona, Palazzo della Gran Guardia, 16 settembre 2006 – 14 gennaio 2007), a cura di S. Marinelli, P. Marini, Venezia 2006, pp. 254-255 cat. 36.

M. VInco, Medioevo e Rinascimento veronesi di Roberto Longhi, in “Predella”, n. 36, 2014, pp. 13-26

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