Autore: Marco Marcola (Verona, 1740 - 1793)

Data: seconda metà del Settecento

Tecnica e supporto: olio su tavola

Dimensioni: 35x45 cm

Inventario: P 43

“201. Un uomo fra le nubi con bandiera nella destra mano e donna seduta con alcune pecore. Opera di Giambattista Marcola padre di Marco e di Nicola, in tavola.

202. Pane ed Apollo. Opera di Nicola Marcola, in tavola,

203. La Fama, di Marco Marcola, in tavola.

204. Dafne ed Apollo, di Marco Marcola, in tavola.

205. Una divinità con bandiera rossa in mano, di Marco Marcola, in tavola.

206. Giove fra le nubi, ed una donna seduta in terra che al lentamente riguarda il nume, a sinistra un orso che dorme, di Giambattista Marcola, in tavola.

207. Una divinità fra le nubi, ed una donna seduta fra i sassi che le presenta un fiore. Opera di Nicola Marcola, in tavola.

208. La Vittoria, di Marco Marcola, in tavola.

209. Donna alala che volando presenta ad un giovine una verde corona, appié del quale si vede una cetra; di Marco Marcola, in tavola.

210. Donna alata che con freccia in mano discende al basso fra le nubi. Opera di Marco Marcola, in tavola.”

 

Luigi Tadini, Descrizione generale dello Stabilimento dedicato alle Belle Arti in Lovere dal Conte Luigi Tadini cremasco, Milano 1828.

Le opere raccolte dal conte Luigi Tadini intendevano documentare l’attività della famiglia Marcola, attiva a Verona per tutto il Settecento: il capostipite Giambattista (1704-1776), pittore di successo, ricordato tra i fondatori e poi gli insegnanti dell’Accademia di pittura, e i figli Nicola (1736-1770), Marco (1740-1793), Francesco e Angela (questi ultimi documentati come aiuti e,  nel caso di Angela, autori di dipinti devozionali). Accanto alla pittura sacra e alla decorazione di residenze aristocratiche, la bottega Marcola era attiva nella produzione di oggetti di artigianato artistico, tra le quali le portantine (un consuntivo in Fabbri 2018).

Rientrano in questa categoria le tavolette che Zannandreis (1831-1834 c.a, ed. cons. 1891, p. 482) diceva “levate probabilmente dalle antiche carrozze e stimate degne d’esser conservate in quel rispettabile Stabilimento” riscattando così per la qualità della pittura alcuni frammenti di un oggetto d’uso. D’altro canto i venditori dai quali il conte dice di aver acquistato le opere, il ” custode dell’Arena” e lo “Strazzarol a Castelvecchio” rimandano a una rete di rigattieri e do piccoli antiquari piuttosto che a figure di mercanti d’arte.

La divisione proposta da Tadini – cui premeva forse documentare l’attività della famiglia – nella sua Guida non è più condivisa. Il primo nucleo è composto da sei tavolette (P 39, P 40, P 48, P 45, P 52, P 53) dipinta su un supporto preparato e (in alcuni casi) accuratamente incurvato per adattarsi alla forma dell’oggetto. I soggetti mitologici sono in parte tratti dalle Metamorfosi di Ovidio: la contesa di Apollo e Pan con re Mida giudice (Ovidio, Metamorfosi, XI, 146-181), Apollo e Clizia (Ovidio, Metamorfosi IV,206-270); Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, I, 452-567), e una coppiada identificare con Orfeo e Iride (?) nelle tavolette minori. A queste si aggiungono quattro figure allegoriche: la Fama, la Vittoria, una donna con freccia e una con bandiera, incorniciate da ghirlande floreali appena visibili. Le svelte figurine tratteggiate con raffinata sensibilità cromatica accentuata dall’accumulo di vibranti pennellate sullo sfondo nero sono senza dubbio da restituire a Marco.

Al fratello Nicola sono attribuiti i due quadretti rappresentanti Apollo ed Isse (Ovidio, Metamorfosi, VI, 122-124) e Giove e Callisto (Ovidio, Metamorfosi, libro II, 409-531; P 42; P 51; Tomezzoli 2011; Tosato 2011), da identificare come composizioni autonome o forse bozzetti preparatori per più ampie composizioni.

Marco Albertario

Per saperne di più:

D. Zannandreis, Le vite dei pittori scultori e architetti veronesi, 1831-1834 circa, edizione a cura di G. Biadego, Verona 1891, pp. 475-476, 482.

G. De Logu, Pittori veneti minori del Settecento, Venezia 1939, pp. 181-182

C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, p. 148

L. Romin Meneghello, Marco Marcola pittore veronese del Settecento, Verona 1983, pp. 75-79 e 101

A. Tomezzoli, Verona, 1740-1799, in La pittura nel Veneto. Il Settecento di Terraferma, Verona 2011, pp 221-224; 249 note 32 e 37.

D. Tosato, Giambattista Marcola, in I pittori dell’Accademia di Verona (1764-1813), Crocetta del Montello 2011, pp. 263-267

D. Tosato, Nicola Marcola, in I pittori dell’Accademia di Verona (1764-1813), Crocetta del Montello 2011, pp. 281-283

L. Fabbri, Sulla sfortuna attribuzionistica della pittura del Settecento veronese, in “Verona Illustrata”, n. 31, 2018, pp. 71-81, alle pp. 73-77.