Nell’estate 2024 Bruno Zoppetti è stato invitato a partecipare alla rassegna estiva organizzata dal Comune di Pisogne con la mostra Corrispondenze, a cura di Marco Albertario. La mostra si articolava su due sedi espositive. Se il Mira d’or proponeva una retrospettiva con opere prodotte negli anni ’90, la chiesa affrescata da Romanino ospitava una grande Crocifissione. Nell’abside della chiesa, la tela si imponeva come una pala d’altare.
Punto di partenza dell’esposizione sono i tre pannelli centrali del Polittico per Joe Hill (2015-2016) dipinto a seguito di una riflessione sulle rivendicazioni sociali condotte durante il viaggio negli Stati Uniti. Presentando le figure di Joe Hill e di Frank Little l’artista attinge all’iconografia religiosa come forma per restituire dignità e sacralità alla figura delle vittime innocenti.
Questa riflessione, che trova nella Madre di Gaza (2024) il suo punto d’arrivo, si sviluppa attraverso gli studi di figure di crocifissi, in gran parte studi elaborati per approdare al Crocifisso di Pisogne (2024). Per arrivare a questo risultato, Bruno Zoppetti attinge alla propria cultura figurativa: per citare un testo poetico di Walt Whitman a lui caro, anche Zoppetti “contains multitudes”.
Le ragioni di questi studi emergono dalla riflessione di Zoppetti sulle modalità e sul significato della “creazione” artistica. Nel suo percorso artistico è fondamentale la dimensione del “fare” arte. Un lungo, tenace e umile percorso di ricerca dove ogni tela analizza un aspetto del soggetto. Una selezione dei bozzetti condotti con una pennellata tesa e graffiante che rilegge con pigmenti moderni una tecnica pittorica antica è presentata presso l’Atelier del Tadini, in dialogo con alcune delle fonti figurative sulle quali è maturata la riflessione dell’artista.
La riflessione sui maestri del passato decantata, assimilata e rivissuta anche alla luce del proprio vissuto genera due diversi esiti figurativi. Il percorso espositivo si conclude con il Cristo dei Minatori (2024-2025), che intreccia il racconto del sacrificio di Cristo e il vissuto dell’artista, evocando un’umanità schiacciata dal peso della fatica e lasciando al visitatore l’interrogativo sul significato del riscatto degli ultimi.