Si inizia domenica 26 novembre proprio con il video documentario “Volevamo la Luna – I tre anni (e mezzo) incredibili di Lovere Jazz – 1977-1980”. Il lavoro, realizzato da Silvia Berretta e Alberto Mondinelli, vuole ricordare e celebrare un evento che ha segnato la storia della musica creativa improvvisata, un po’ sommariamente identificata come jazz, in Italia. Un piccolo paese della bergamasca per tre anni è stato al centro della scena musicale d’avanguardia mondiale: le tre edizioni di Lovere Jazz hanno portato sul palco artisti che già allora, ma ancora di più negli anni seguenti, sono diventati il riferimento e la storia del jazz più sperimentale. Dagli italiani Giorgio Gaslini e Gianluigi Trovesi al francese Michel Portal, dagli inglesi Lol Coxhill, Evan Parker e Kenny Wheeler agli olandesi Bennink, Brotzmann e Mengelberg, senza dimenticare tutti gli statunitensi: Lester Bowie, Jack DeJohnette, Sam Rivers solo per citarne alcuni. Ma Lovere Jazz, come ben sottolineato nel corto, è anche la testimonianza di un periodo storico, la fine degli anni Settanta, particolarmente vivace e ricco di contraddizioni del mondo giovanile di allora.
Nello spirito di quegli anni legati all’improvvisazione e al free jazz più estremo il solo di Massimiliano Milesi (sassofoni tenore e soprano, ocarine, bansuri, melodica) “Monodie Divaganti”. La monodia è la forma musicale più semplice: una singola linea melodica che può essere suonata da uno o più esecutori. Considerando questa linea come via maestra il percorso tenderà ad allontanarsene, vagando senza meta fissa, esplorando le potenzialità e le tecniche estese dello strumento. Ecco la divagazione della monodia: trasformazioni continue e incursioni in terreni sonori sempre più distanti. Le strategie utilizzate durante questo viaggio spaziano dall’improvvisazione radicale alla composizione istantanea, approcci gestuali e grafici, dilatazioni dello spettro sonoro. La monodia diventa quindi il punto di partenza per una trasformazione profonda raggiungendo i limiti del suo opposto, la polifonia.
Sabato 2 dicembre per le Nuove Leve del Jazz è invece di scena il progetto “From Elvin to Trane” di Riccardo Paolo Cola, diplomato in batteria jazz al Conservatorio Luca Marenzio di Brescia, che analizza gli elementi stilistici di Elvin Ray Jones, indimenticato batterista del quartetto di John Coltrane. L’interpretazione di Riccardo Paolo Cola è legata a un concetto generale di libertà espressiva sullo strumento, all’interno di una musica spesso svincolata da strutture prestabilite, nella quale suona cercando di utilizzare alcuni elementi tecnici del suo stile. I brani, composizioni originali di Elvin Jones e John Coltrane, sono frutto di interpretazioni e arrangiamenti che, in questo contesto, assumono i caratteri di una suite: sono quindi tutti collegati uno all’altro senza interruzioni, quasi sempre tramite un intermezzo solistico. Un “viaggio musicale” che si muove fra
tradizione e modernità, nel quale i musicisti interagiscono fra loro ricreando atmosfere differenti, seguendo solo alcune linee guida e la propria sensibilità.
Francesco Guarino (sax contralto), Osasmuede Aigbe (chitarra elettrica), Cristian Alberti (pianoforte), Lorenzo Cantù (basso elettrico) Riccardo Paolo Cola (batteria)
Domenica 3 dicembre, sempre nell’ambito de Nuove Leve del Jazz, spazio al quartetto vocale femminile J & The Hot Four. Un progetto che nasce all’interno del dipartimento Jazz del Conservatorio Luca Marenzio di Brescia sotto la guida del Maestro Corrado Guarino. Il cuore del gruppo sono le armonie che creano le voci delle quattro jazz singer, tutte allieve del Maestro Boris Savoldelli, che vengono messe in risalto dall’accompagnamento al contrabbasso di Giacomo Ferrari. Il progetto affronta svariati standard jazz legati al repertorio più tradizionale con arrangiamenti di Corrado Guarino, Scott Pesenti, Daniele Bonacina, Ilaria Tengatini e Giacomo Ferrari. Lo scopo principale è quello di mettere in risalto la vocalità nel jazz e portare la voce al centro del palco, protagonista in tutte le sue sfaccettature partendo da armonie complesse come se le quattro voci fossero una sezione di fiati di una Big Band, fino ad arrivare al personale aspetto improvvisativo di ognuna delle voci, passando per i caldi colori che solo uno strumento come il contrabbasso sa regalare.
Chiara Bertelli (soprano), Elena Troiano (mezzosoprano), Giorgia Gusmini (mezzosoprano), Nadia Bassano (contralto) e Giacomo Ferrari (contrabbasso).
Chiusura domenica 10 dicembre con l’anteprima del trailer del documentario che Silvia Berretta e Alberto Mondinelli stanno realizzando per raccontare la straordinaria carriera di un mito della musica jazz italiana e mondiale, il bergamasco Gianluigi Trovesi. Il documentario “Trovesi’Stories” sarà pronto all’inizio del prossimo anno in occasione dell’ottantesimo compleanno del grande musicista, ma l’occasione è colta per presentare alcuni passaggi del lungo filmato alla presenza in sala del maestro Trovesi stesso. A seguire il Concerto di Natale, ovviamente in chiave jazz, sempre con una formazione di musicisti del territorio che con arrangiamenti originali riproporranno alcuni standard della tradizione natalizia europea e statunitense.
Boris Savoldelli (voce), Giovanni Colombo (piano), Guido Bombardieri (sax e clarinetti), Marco Gamba (contrabbasso), Stefano Bertoli (batteria).
Tutti i concerti si terranno presso la Sala degli Affreschi dell’Accademia Tadini di Lovere, con inizio alle ore 17 e ingresso libero.