Ricco possidente, Giovanni Battista Zitti (Lovere 1842-1904) partecipa alle campagne del 1866 in Trentino e del 1867 a Roma ed è in corrispondenza con Benedetto Cairoli, Giovanni Battista Camozzi Vertova, Francesco Cucchi, Vittore Tasca. Zitti ricopre importanti cariche pubbliche presso le amministrazioni comunali di Lovere e Bossico, e assume incarichi presso associazioni pubbliche e private, dalla Congregazione di Carità alla Società Operaia di Mutuo Soccorso.
È comunque sul fronte privato che l’essere stato garibaldino assume per lo Zitti il suo significato più autentico: i fiori freschi quotidianamente rinnovati davanti al busto di Garibaldi erano un modo – anche polemico – per rileggere il proprio passato e per esprimere un giudizio sul presente della nazione.
Poco è rimasto della decorazione della villa sull’altopiano di Bossico ribattezzata “Caprera”, già di proprietà dello Zitti nel 1887 (con la propria dependance “Villa Glori”), della quale si conservano alcuni elementi di arredo, come un Ritratto e un parafuoco dipinti dal Vinetti. La villa, probabilmente sorta ad imitazione di quella dell’amico Vittore Tasca a Brembate, così è descritta nel 1932: «Caprera è un piccolo tempio pieno di cimeli e di ricordi garibaldini, come la volle il garibaldino Battista Zitti di Lovere, suo primo proprietario. Il Popolino ripete strani fatti avvenuti tra quelle pareti, fra cui una apparizione di Satana. Dallo sfondo di un corridoio Garibaldi vi guarda gridando: ‘O Roma o morte’!». Un’epigrafe, della quale è rimasto il modello in legno, ironizza circa una presunta apparizione diabolica nella villa, che sarebbe avvenuta nel 1884. Questo episodio, segno del temperamento ferocemente anticlericale di Giovanni Battista Zitti, è rimasto nell’immaginario collettivo loverese.
La villa, probabilmente sorta ad imitazione di quella dell’amico Vittore Tasca a Brembate, era sede di un cenacolo culturale che frequentato anche dai pittori Cesare Tallone, che ritrae alcuni dei protagonisti (nella foto, il Ritratto di Giovanni Battista Zitti, ora in collezione privata; l’Accademia Tadini conserva invece un bozzetto), e Angelo Morbelli, del quale si conoscono una serie di bozzetti con vedute del lago d’Iseo da Caprera presi dal vero nel 1903 (uno, proveniente dalla collezione Zitti, è conservato presso l’Accademia Tadini), poi rielaborati in un dipinto autonomo, Per sempre (Terrazza sul Lago d’Iseo) del 1906.
La celebrata collezione risorgimentale comprendeva fotografie, una importante documentazione grafica e fotografica sui monumenti garibaldini d’Italia compiuta tra il 1898 e il 1904, autografi (da Vittorio Emanuele a Nino Bixio), cimeli, proclami e incisioni, e il Medagliere Garibaldino, oltre duecento medaglie di pregio custodite in tre grandi cornici lignee intagliate (esposte in Galleria). L’intento collezionistico è documentato dalle lettere per acquisire nuovi elementi per la raccolta.
La collezione è stata esposta per la prima volta al pubblico nel 1893; alla sua morte Giovanni Battista Zitti la lascia in eredità alla giovane moglie, Maria Emilia Banzolini, che nel 1912 la trasmette alla sorella, Teresa Banzolini Storti: a lei si deve la donazione all’Accademia Tadini, perfezionata nel 1915.
Marco Albertario

