Giovanni Battista Zitti

Giovanni Battista Zitti (Lovere 1842-1904) era figlio di Antonio e di Margherita Barboglio, ed erede di una tra le più cospicue fortune loveresi. Insieme al fratello Felice, era azionista della ditta Salari-Glazel-Zitti, attiva in Valle Camonica nel settore estrattivo e nell’industria siderurgica, titolare di alcune concessioni di ricerca mineraria nella zona di Capo di Ponte, Cemmo e Pisogne; ricopre importanti cariche pubbliche presso le amministrazioni comunali di Lovere e Bossico, e assume incarichi presso associazioni pubbliche e private, dalla fondazione della “Società Operaia del Mutuo Soccorso fra gli Operai di Lovere” (giugno 1873)  alla presidenza della Congregazione di Carità.

Giovanni Battista Zitti partecipa alle campagne del 1866 in Trentino e del 1867 a Roma ed è in corrispondenza con Benedetto Cairoli, Giovanni Battista Camozzi Vertova, Francesco Cucchi, Vittore Tasca. Zitti. Per attestare il ruolo svolto nelle battaglie per l’indipendenza italiana Giovanni Battista Zitti poteva esibire una serie di certificazioni: la Medaglia commemorativa delle guerre combattute per l’indipendenza e unità d’Italia 1866 istituita con regio decreto in data 4 marzo 1865, rilasciata dall’Ufficio dall’Ufficio Stralcio dell’ex corpo dei volontari italiani ad Asti, 2 gennaio 1878); la Medaglia commemorativa dell’Unità d’Italia (1848-1870) rilasciata dal Ministero dell’Interno il 30 aprile 1884; la Medaglia commemorativa delle guerre combattute per l’indipendenza e unità d’Italia rilasciata dal Ministero della Guerra, Roma 10 aprile 1904. Quasi sottotono, ma ben più sentiti, due riconoscimenti che riportavano lo Zitti al ruolo effettivamente svolto in quegli anni: la Medaglia ai benemeriti della liberazione di Roma 1849-1870, rilasciata il 5 luglio 1872 dalla Commissione istituita dalla giunta provvisoria al governo di Roma in virtù del decreto del 28 ottobre 1870 e il diploma in cui Menotti Garibaldi, in occasione del XIX anniversario di Mentana (siamo quindi nel 1886), attestava la presenza dello Zitti alla battaglia.

√à comunque sul fronte privato che l’essere stato garibaldino assume per lo Zitti il suo significato più autentico: i fiori freschi quotidianamente rinnovati davanti al busto di Garibaldi erano un modo – anche polemico – per rileggere il proprio passato e per esprimere un giudizio sul presente della nazione.

Poco è rimasto della decorazione della villa sull’altopiano di Bossico ribattezzata “Caprera”, già di proprietà dello Zitti nel 1887 (con la propria dependance “Villa Glori”), della quale si conservano alcuni elementi di arredo, come un Ritratto e un parafuoco dipinti dal Vinetti. La villa, probabilmente sorta ad imitazione di quella dell’amico Vittore Tasca a Brembate, così è descritta nel 1932: «Caprera è un piccolo tempio pieno di cimeli e di ricordi garibaldini, come la volle il garibaldino Battista Zitti di Lovere, suo primo proprietario. Il Popolino ripete strani fatti avvenuti tra quelle pareti, fra cui una apparizione di Satana. Dallo sfondo di un corridoio Garibaldi vi guarda gridando: ‘O Roma o morte’!». Un’epigrafe, della quale è rimasto il modello in legno, ironizza circa una presunta apparizione diabolica nella villa, che sarebbe avvenuta nel 1884. Questo episodio, segno del temperamento ferocemente anticlericale di Giovanni Battista Zitti, è rimasto nell’immaginario collettivo loverese.

La villa, probabilmente sorta ad imitazione di quella dell’amico Vittore Tasca a Brembate, era sede di un cenacolo culturale che frequentato anche dai pittori Cesare Tallone, che ritrae alcuni dei protagonisti (nella foto, il Ritratto di Giovanni Battista Zitti, ora in collezione privata; l’Accademia Tadini conserva invece un bozzetto), e Angelo Morbelli, del quale si conoscono una serie di bozzetti con vedute del lago d’Iseo da Caprera presi dal vero nel 1903 (uno, proveniente dalla collezione Zitti, è conservato presso l’Accademia Tadini), poi rielaborati in un dipinto autonomo, Per sempre (Terrazza sul Lago d’Iseo) del 1906.

La celebrata collezione risorgimentale comprendeva fotografie, una importante documentazione grafica e fotografica sui monumenti garibaldini d’Italia compiuta tra il 1898 e il 1904, autografi (da Vittorio Emanuele a Nino Bixio), cimeli, proclami e incisioni, e il Medagliere Garibaldino, oltre duecento medaglie di pregio custodite in tre grandi cornici lignee intagliate (esposte in Galleria). L’intento collezionistico è documentato dalle lettere per acquisire nuovi elementi per la raccolta.

La collezione è stata esposta per la prima volta al pubblico nel 1893; alla sua morte Giovanni Battista Zitti la lascia in eredità alla giovane moglie, Maria Emilia Banzolini, che nel 1912 la trasmette alla sorella, Teresa Banzolini Storti: a lei si deve la donazione all’Accademia Tadini, perfezionata nel 1915.

Nel dicembre 1894 E. Mercatali scrive di aver letto il manoscritto con le memorie delle campagne risorgimentali dello Zitti, e di essere interessato a pubblicarlo: il testo sarebbe stato sottoposto da Giuseppe Locatelli ad una revisione che finisce con lo stemperarne il carattere in una generica esaltazione dell’atto eroico in parallelo con le forme assunte dalla celebrazione ufficiale di Garibaldi dopo l’Unità d’Italia. Monterotondo e Mentana. Ricordi d’un garibaldino fu pubblicato nel 1895 e conobbe anche una seconda edizione.

Marco Albertario

Per saperne di più:

P. Rossetti, Iseo ed il suo lago nel patrio Risorgimento coll’aggiunta dei Mille del bacino del Lago e della Provincia di Brescia, Lovere (S.I.D. ma 1910), p. 53

G. Locatelli, Monterotondo e Mentana. Ricordi d’un garibaldino della colonna Mosto e Stallo, Bergamo 1896 (2a edizione).

U. Vaglia, Il forno fusorio di Cemmo, in “Commentari dell’Ateneo di Brescia, 1961, pp. 65-96
R. Chiarini, Giuseppe Zanardelli e la lotta politica nella provincia italiana: il caso di Brescia (1882-1902), Milano 1976, pp. 212-215
M. Franzinelli, Lotte operaie in un centro industriale lombardo. Il proletariato loverese dal “biennio rosso” ai primi anni Cinquanta, Milano 1987, pp. 19-20 e note 8-9

G. Gregorini, La Società anonima della guidovia camuna: origini e primo profilo istituzionale (1895-1900), in Mondo Alpino. Identità locali e forme d’integrazione nello sviluppo economico secoli XVIII-XX, a cura di P. Cafaro, G. Scaramellini, Milano 2003, pp. 137-159

M. Albertario,Spigolature d’archivio, in Materiali garibaldini nelle collezioni dell’Accademia Tadini. I, Milano 2009, pp. 21-33

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